martedì 3 aprile 2012

PAOLO RUFFINI. «TRE CUORI IN AFFITTO», BOIA DÉ!


di Luigi Scardigli

Doppio? Sì, ma non basta, perché Paolo Ruffini, dopo gli esilaranti doppiaggi labronici di film cult statunitensi, dopo aver portato in scena tutto il proprio background, dopo aver convinto tutto e tutti anche come anchorman a Colorado Cafè in compagnia di uno dei lati b più imponenti, quello di Belen Rodriguez, si è dato al musical, anche se a modo suo, naturalmente, o meglio, come desiderava Claudia, che non è solo sua moglie, la sua impresaria, la sua confidente, la sua amica, la sua compagna di viaggio, ma anche e soprattutto la sua musa ispiratrice.

E allora, per la regìa di Claudio Insegno, il Francesco Totti dell’Ardenza (la somiglianza con il capitano della Roma è impressionante, specialmente nella cartolina d’auguri natalizia che il Giamburrasca delle baracchine ha inviato ai suoi amici) si è messo all’anima di riprodurre, riveduta, corretta e contestualizzata, una delle sit-com più popolari d’America, Tre cuori in affitto, appunto, che sarà rappresentata sul palco del teatro Verdi di Montecatini il prossimo 13 aprile (ore 21:30). Rispetto al serial che spopolò sul piccolo schermo per ben sette edizioni a cavallo degli anni ’80, non ci sono molte differenze, ma qualche implementazione degna di un livornese doc, compreso l’immancabile coinvolgimento di alcune spettatori, che saranno presi, rapiti e catapultati sul palco, come se facessero parte del cast: la storia è quella originaria, con due ragazze, la bionda svampitella e la mora aggressiva, alla quale, in questo appartamento affittato dai coniugi Roper, si aggiunge Jack, che deve fingersi omosessuale per ottenere il placet per poter convivere con due ragazze.
Jack – facile immaginare – è lui, Paolo Ruffini, graffiante irriverenza di mare, che si avvarrà, per la rilettura di questa commediola frivola e leggera ma ricca di doppi sensi, di Justine Matera e Arianna, a loro volta aiutati e infastiditi da una serie di comprimari che decretano, alla riedizione, il giusto valore del terzo millennio: Claudia Campilongo, Emiliano Geppetti, Mara Mazzei e Andrea Spina, figure adattate ad una scena decisamente dilatabile e adornabile.
L’esperimento ha già dato i suoi frutti, mi ha raccontato la signora Ruffini al telefono: «Siamo partiti a gennaio ed è stata, ovunque, un’ovazione: ci siamo fermati un mese per riflettere e per dare modo a Paolo di ultimare alcuni inderogabili impegni televisivi; ora però siamo tornati in pista e tra le varie tappe fissate per questa nuova tournée pre-estiva, non poteva certo mancare Montecatini e il suo Verdi, che fa ormai parte delle nostre tappe preferite».
Strano, però. In un momento semplicemente catartico per tutte le imprese, specialmente quelle dello spettacolo, che rappresentano non certo il vivere, ma il philosophare, c’è ancora qualcuno che ha voglia di rischiare ed investire: e lo si fa con Paolo Ruffini, irriverente guastafeste, scurrile, osceno, quasi blasfemo, ma professionista serio che ha scoperto il segreto – proprio come tutti gli artisti che non tramontano al termine di una stagione – per come fare a restare sulla cresta dell’onda: studiare e lavorare duro, senza alzare la cresta.
Il lavoro paga, boia dé!

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[Martedì 3 aprile 2012 - © Quarrata/news 2012]

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