di LUIGI SCARDIGLI
E invece l’ex-compagno non rilascia
interviste e non affronta nessuno
QUARRATA. Alcuni personaggi del mondo dello spettacolo farebbero
meglio ad evitare compromissorie prese di posizione. Tipo Giovanni Lindo
Ferretti, 60 anni, un grande musicista e che domani sera (ore 21) sarà al
Nazionale di Quarrata per presentare, accompagnato dal violino di Ezio
Bonicelli, il suo ultimo lavoro su palcoscenico, Bella gente d’Appennino.
Ho usato il condizionale perché la mia
voce, seppur terribilmente presuntuosa, resta comunque la mia voce e Giovanni
Lindo Ferretti, come chiunque altro, del resto, è liberissimo di dire e
professare quel che vuole.
Lui però, non ancora trentenne, si
sbilanciò parecchio, visto e considerato che fu uno dei padri fondatori della
formazione, strapoliticizzata, dei CCCP
Fedeli alla linea, gruppo punk di nobilissima fattura spudoratamente
ispirato al movimento Lotta Continua.
Ed è proprio in virtù di questa simpatia
militante che Giovanni Lindo Ferretti, nei primi anni ’80, diventa una delle icone della controinformazione, che
non si esaurisce con la morte dei CCCP (1990), ma continua a sopravvivere
migrando anima e corpo nel primo nucleo dei Litfiba, poi dei CSI ed infine dei
PGR.
Esaurita la carica emotiva delle
Rivoluzione abortita, però, Giovanni Lindo Ferretti, che fiuta di non poter più
raccogliere esauriti consensi in una sinistra dilaniata da se stessa, scopre
improvvisamente l’altra strada e decide si convertirsi: prima al cattolicesimo,
poi andando ben oltre ogni plausibile e ragionevole revisionismo, sposando
cause se non imbarazzanti, decisamente anomale per un soggetto che ha
profetizzato la possibilità di un altro
mondo, anche a cruenti costi altissimi.
Lungi da me sindacare l’abnorme
elasticità di Giovanni Lindo Ferretti. Però, uno che si è esposto così tanto,
in gioventù, facendo ragionevoli fortune, in vecchiaia, farebbe meglio a
ripercorrerle le tappe degli esordi, casomai confrontandosi con un giornalista
che si presenterebbe addirittura con un dono, molto particolare: Il voltagabbana, di Davide Lajolo.
Un bel libro, importante: glielo darei
volentieri, io che non mi sono affatto pentito di essere stato tra quelle
barricate, a Giovanni Lindo Ferretti, quella pagina cruciale e dolorosa di
storia, che ho letto e riletto con tanta passione.
Peccato che l’ex compagno Ferretti non
rilasci interviste, peccato; soprattutto perché ci si può anche ricredere –
spesso è sintomo di elasticità, realtà, intelligenza –, ma non certo smettere di confrontarsi: se no, così, è solo
molto facile.
Troppo!
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[Giovedì 14 marzo 2013 | 20:47 - © Quarrata/news]
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