Quando leggo certe dichiarazioni sui
giornali mi chiedo se a Pistoia non siamo immersi in una gigantesca pochade.
C’è questo sacerdote, don Baronti, che
dice che lui, il vescovo e tutta una compagnia di turismo equo e solidale vanno
in Senegal non per fare politica ma per portare un messaggio di bontà, di condivisione
e bla bla bla bla bla.
Mi chiedo se il marziano sono io o sono
loro.
Leggo anche che qualcuno vuole la
Porrettana fra le meraviglie che l’Unesco considera patrimonio dell’umanità.
Per l’Italia figurano, nella lista,
Mantova, Sabbioneta e le Dolomiti ma c’è anche la Ferrovia retica nel paesaggio
del Bernina, quindi può starci anche la Porrettana.
Ma cosa cambia?
Un altro distintivo da mettersi al
petto, in una città che rischia davvero di diventare il rifugio di tutte le
velleità.
Antonio Nardi
Anche se, forse, una gran parte di
lettori ‘politici’ non riescono ad afferrare il concetto di satira (che pure
compare nella testata di questo blog), la satira dovrebbe essere quello stato d’animo
che, esprimendosi in determinate e appropriate forme, prende in giro certe
velleità.
Ma Pistoia è – a volte – la vera patria
della seriosità, della permalosità, dell’incapacità di saper ridere e sorridere
su se stessa e di se stessa.
E ha ragione Nardi nel dire che,
proprio per questo, la città è rifugio di tutte le velleità e, perciò stesso,
asfittica, compassata, compunta, bacchettona e – non rade volte –
irrespirabile. Insomma, come si dice, pesa.
Per un messaggio di bontà era
assolutamente necessaria una spedizione in Senegal?
e.b. blogger
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Martedì 3 gennaio 2012 – ©
Quarrata/news 2011]
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