Stasera, 12 marzo, alle 20:30, incontro con Carlo Flamigni e Maria
Cangioli a Lo Spazio di via dell’Ospizio
PISTOIA. Come Rete 13 febbraio-Pistoia, come cittadine
e come donne, stiamo portando avanti da tempo una riflessione sull’obiezione di
coscienza di ginecologi, ostetrici, anestetisti, farmacisti etc. in relazione
alla legge 194, interruzione volontaria di gravidanza ed interruzione
terapeutica.
È
ancora possibile in Italia applicare la legge 194?
I dati nazionali
sono allarmanti e quelli pistoiesi non sono da meno. Ci
sembra urgente incoraggiare un dibattito sulla legittimità del diritto all’obiezione
di coscienza e indagare se questo non intralci un servizio pubblico ostacolando
la donna, i suoi diritti, la sua libertà.
I ginecologi
obiettori sono ormai più dell’80% (all’ospedale di Pistoia sono solo 5 i medici
non obiettori) e per le donne diventa ogni giorno più difficile riuscire a
interrompere la gravidanza. È arrivato il momento di scegliere se tutelare l’autonomia
del professionista sanitario oppure schierarsi dalla parte delle donne e della
loro battaglia per la libertà e i diritti.
Ne
discuteremo insieme a Carlo Flamigni e a Maria Cangioli.
Partiremo
dall’analisi della situazione del territorio pistoiese, di cui Maria Cangioli,
nota ostetrica del Centro Donna di Pistoia, è importante riferimento, e ci
interrogheremo sulle migliori strade da percorrere con il ginecologo Carlo
Flamigni, membro della Consulta di Bioetica.
Nel dibattito sull’obiezione
di coscienza non viene quasi mai messo in discussione il principio che gli
operatori sanitari possano rivendicare un diritto all’obiezione di coscienza.
La premessa è che una società liberale dovrebbe consentire ai propri cittadini
di vivere in maniera conforme ai propri valori e di veder rispettata la propria
autonomia. La conclusione è che un medico che non riconosce l’accettabilità
morale dell’interruzione di gravidanza dovrebbe avere sempre il diritto di non
praticarla. Tuttavia, a parte che è paradossale che nel dibattito sull’interruzione
di gravidanza il diritto all’obiezione di coscienza venga invocato anche da
quelle agenzie come ad esempio le gerarchie della Chiesa cattolica che
rifiutano un assetto della società liberal-democratico, il fatto di difendere
il valore dell’autonomia e della libertà personale non comporta necessariamente
l’accettazione del diritto all’obiezione di coscienza. Non c’è contraddizione
del resto nell’affermare che l’autonomia e l’integrità rappresentano valori
irrinunciabili e sostenere che per promuovere il benessere generale e la tutela
dei diritti fondamentali dei singoli cittadini (ad es. alla salute) è giusto
che lo stato limiti gli spazi di scelta dei singoli all’interno delle
professioni.
È ovvio che lo
scenario ideale sarebbe quello di trovare una soluzione che permetta di
conciliare il diritto alla salute e l’autonomia del paziente con quella del
medico: la libertà della donna di decidere se continuare o no la gravidanza con
la libertà del medico di decidere se partecipare o no all’interruzione di
gravidanza. Dobbiamo prendere atto, però, che la ricerca di questa soluzione
ideale è fallita.
[comunicato
rete 13 febbraio-pistoia]
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Martedì 12 marzo 2013 | 07:58 - © Quarrata/news]
Nessun commento:
Posta un commento
MODERAZIONE DEI COMMENTI
Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.