lunedì 2 gennaio 2012

E LA PISTOIA CHE NON VALE


di Edoardo Bianchini


…ma non faremmo il nostro dovere di cronisti se, accanto alle parole di Antonio Nardi, che precedono questo post, non ponessimo, con lo stesso rilievo, anche quelle di un nostro lettore che ci ha scritto così:


Iperfug ha lasciato un nuovo commento sul tuo post «Aspiranti sindaci. Rotta di collisione» (vedi):

Pistoia ormai è in coma politico da anni, sono riusciti a bloccare tutto o quasi, sono stati bravi nel castigare chi cercava di fare sviluppo ed innovazione premiando gli intrallazzoni, i prepotenti, i dinosauri. Non è auspicabile che ci sia un cambiamento, ci deve essere un cambiamento per evitare che la città muoia schiacciata dal proprio peso. Ci sono giovani che mordono il freno, imprenditori che nonostante la crisi sono disposti a rischiare. La nostra città è un piccolo bon bon, un cioccolatino buonissimo ma incartato male e nascosto sotto altri imbellettati e non così buoni. Ci vuole un cambiamento di mentalità, devono essere resi innocui tutti coloro [che] hanno fatto del male alla città ed ai cittadini attraverso un’amministrazione clientelare e monotematica, solo così la città potrà risorgere e brillare di luce propria.

Di fronte ad affermazioni come queste, osservare la lotta fra aspiranti candidati-sindaco diventa l’esercizio non di un diritto politico, ma di una assoluta responsabilità nei confronti di una città e del suo sviluppo futuro.
Ora che la Breda è tramontata e che il Pd non potrà – come abbiamo più volte scritto – affondare facili radici in una realtà lavorativa ormai destinata a sfumare da un istante all’altro, segnando un radicale cambiamento nell’indecente abitudine al potere senza contraddittorio, al di là delle pubblicità politiche che circolano in città su volantini stampati per l’occasione delle primarie del 29 prossimo, e al di là dei sorrisetti che tutti dispensano ai loro beniamini-elettori, l’elettorato – quello vero, quello popolare: e non quello delle cordate – dovrà porsi solo una domanda doppia e disgiuntiva: se volere la mummificazione assoluta della città, offrendola in pasto ai dinosauri della politica locale, o se scegliere una via difficilissima, ma di speranza e di riscatto morale, civile, politico ed economico.
Il nome da votare farà la differenza, non c’è dubbio.

E dovrà essere un nome davvero nuovo e vergine – e non consunto né frusto perché sostenuto non dalla gente reale che deve vivere e sopravvivere, ma da quei vecchi poteri che non vogliono morire a nessun costo e che non si arrendono mai perché amano e rispettano solo se stessi e i propri interessi.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 2 gennaio 2012 – © Quarrata/news 2011]

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