Fabrizio e Roberto
di Antonio Nardi
Il versante di Corbezzi, sotto la
Cugna, è un’ansa felice. L’aria ha qualcosa di quieto, di riposante.
La persona che mi salva da viottoli
senza uscita, mi dice che la tramontana urla anche qui, e in notti tormentate
spazza le viuzze di Villa di Sopra.
Dove rotola il vento di tramontana si
vedono, di solito, massicce alberature, forti scudi di sempreverdi.
La persona mi dice che c’erano, a
protezione di Villa di Sopra, ma che sono stati abbattuti per far posto ad
altri olivi.
Per arrivare sotto la chiesa di S. Lorenzo,
a Uzzo, mi sono avventurato in viottoli che, ormai abbandonati, nella parte
terminale sono completamente ostruiti dai rovi.
Anche con tutta la buona volontà, pur
accettando qualche graffio sulla giacca, non si passa. Altrove i cervi hanno
mantenuto il varco, ma qui nemmeno loro sono voluti passare.
Torno indietro e scorgo una via di
salvezza al di là di un rigagnolo d’acqua. Trovo una tagliata e mi chiedo dove
vada a finire. Fortuna che arriva quella persona con il cane e mi porta in
salvo.
Si chiacchiera.
Prima i convenevoli, poi, avendo saputo
che sono di Pistoia città, mi chiede se Pistoia valga qualcosa.
Ne ha un’idea approssimativa. Lavora
altrove ed ogni mattina la sfiora soltanto.
Non so che rispondere. È una di quelle
domande imprendibili che non mi pongo mai. Io procedo per casi.
Dappertutto trovo qualcosa che vale la
pena di incontrare e di conoscere. Devo ammettere che a Pistoia ho trovato
mondi, monadi, pieni di idee, di progetti, di attività, di energie ben canalizzate.
Se questo è un metro per misurare il valore, allora Pistoia vale certamente
qualcosa.
Per esempio, prima di Natale ho
incontrato in centro Fabrizio Zollo. Zitto zitto ha messo su un’attività
editoriale tenace e originale. Pubblica volumetti di 36 pagine, tre dodicesimi,
inquadrati in collane come “Ocra gialla”, “Acquamarina”,
“iquadernidiviadelvento”.
Mi ha invitato nella sua sede
operativa. Da non credere quanti progetti porti avanti e fa tutto da sé, in
piena libertà, senza dipendere da programmi culturali pubblici.
Ha esplorato il mondo della fotografia,
dipinge, fa scultura, legge e segue piste alla ricerca di testi inediti,
appronta i numeri delle diverse collane.
Tutto gli viene bene. Ho qui sotto gli
occhi un suo travolgente Camus che ironizza sui vezzi filosofici
dell’esistenzialismo francese del dopoguerra: quello dei locali sottostrada in
rue Saint Jacques, di Julliette Greco, dei maglioni neri a collo alto, degli
“apaches”.
Essere, nulla, angoscia, libertà in una
situazione o da una situazione erano concetti pensati ed esposti senza requie.
Camus ne fa la parodia, non perché li
ritenga fatui – egli stesso ne ha fatto stupenda letteratura –, ma perché venivano pericolosamente legati al marxismo
intransigente, fino a giustificare il totalitarismo sovietico.
Ho anche fra le mani uno dei volumetti
di “Acquamarina”: “Una come lei” della poetessa americana Anne Sexton. Sono
poesie discorsive, con ragionamenti interrotti, o svolti in altro modo, da
metafore. “Eppure, palloncini con scritto amami, amami/fluttuano sul soffitto
sopra di noi”. Gli americani sono sempre stati bravi a fare dell’ordinario un
potente mezzo di straniamento.
Insomma, Pistoia vale. Vi sono mondi
insospettati. Se li scopri, non ti colpisce solo il contenuto ma il fatto
stesso che qualcuno te li apra. La liberalità e la gratuità del gesto.
Questa aspetto peculiare di Pistoia mi
porta a fare un altro esempio.
Alla persona che mi affianca chiedo di
orientarsi mentalmente verso la montagna, Campo Tizzoro, la vecchia Smi
(Società Metallurgica Italiana).
Venerdì scorso è venuto a trovarmi un
compagno del Forteguerri, Roberto Prioreschi, un architetto con la passione per
la storia, la ricerca e la scultura.
Roberto mi espone per quasi un’ora un
suo progetto editoriale: cinque volumi dedicati alla Smi, alla famiglia
Orlando, ai personaggi e ai luoghi di quella parte della nostra montagna che ha
accolto e vissuto un’impresa industriale di rilievo nazionale.
Ha pubblicato i primi due, il secondo è
uscito in questi giorni.
Si intitola “Antologia dei 100 anni.
Gli Orlando-La fabbrica” .
In oltre 300 pagine Roberto è riuscito
a ricreare la storia di quella fabbrica di munizioni cogliendo ogni spunto di
connessione con la generale vicenda italiana. La storia scritta si alterna alla
storia illustrata. Decine e decine di immagini, con tante fotografie d’epoca,
documentano persone, situazioni, luoghi, lavorazioni, macchinari.
Tutto un mondo ti si apre e ti
sorprende.
La persona che è con me accetta i due
esempi e approva. “Se la mette in questi termini!”.
Può darsi che domani, invece di
sfiorarla come ogni mattina, passi più all’interno della città.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 2 gennaio 2012 – ©
Quarrata/news 2011]
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