lunedì 2 gennaio 2012

LA PISTOIA CHE VALE


Fabrizio e Roberto
di Antonio Nardi

Il versante di Corbezzi, sotto la Cugna, è un’ansa felice. L’aria ha qualcosa di quieto, di riposante.
La persona che mi salva da viottoli senza uscita, mi dice che la tramontana urla anche qui, e in notti tormentate spazza le viuzze di Villa di Sopra.
Dove rotola il vento di tramontana si vedono, di solito, massicce alberature, forti scudi di sempreverdi.
La persona mi dice che c’erano, a protezione di Villa di Sopra, ma che sono stati abbattuti per far posto ad altri olivi.

Per arrivare sotto la chiesa di S. Lorenzo, a Uzzo, mi sono avventurato in viottoli che, ormai abbandonati, nella parte terminale sono completamente ostruiti dai rovi.
Anche con tutta la buona volontà, pur accettando qualche graffio sulla giacca, non si passa. Altrove i cervi hanno mantenuto il varco, ma qui nemmeno loro sono voluti passare.
Torno indietro e scorgo una via di salvezza al di là di un rigagnolo d’acqua. Trovo una tagliata e mi chiedo dove vada a finire. Fortuna che arriva quella persona con il cane e mi porta in salvo.
Si chiacchiera.
Prima i convenevoli, poi, avendo saputo che sono di Pistoia città, mi chiede se Pistoia valga qualcosa.
Ne ha un’idea approssimativa. Lavora altrove ed ogni mattina la sfiora soltanto.
Non so che rispondere. È una di quelle domande imprendibili che non mi pongo mai. Io procedo per casi.
Dappertutto trovo qualcosa che vale la pena di incontrare e di conoscere. Devo ammettere che a Pistoia ho trovato mondi, monadi, pieni di idee, di progetti, di attività, di energie ben canalizzate. Se questo è un metro per misurare il valore, allora Pistoia vale certamente qualcosa.
Per esempio, prima di Natale ho incontrato in centro Fabrizio Zollo. Zitto zitto ha messo su un’attività editoriale tenace e originale. Pubblica volumetti di 36 pagine, tre dodicesimi, inquadrati in collane come “Ocra gialla”, “Acquamarina”, “iquadernidiviadelvento”.
Mi ha invitato nella sua sede operativa. Da non credere quanti progetti porti avanti e fa tutto da sé, in piena libertà, senza dipendere da programmi culturali pubblici.
Ha esplorato il mondo della fotografia, dipinge, fa scultura, legge e segue piste alla ricerca di testi inediti, appronta i numeri delle diverse collane.
Tutto gli viene bene. Ho qui sotto gli occhi un suo travolgente Camus che ironizza sui vezzi filosofici dell’esistenzialismo francese del dopoguerra: quello dei locali sottostrada in rue Saint Jacques, di Julliette Greco, dei maglioni neri a collo alto, degli “apaches”.
Essere, nulla, angoscia, libertà in una situazione o da una situazione erano concetti pensati ed esposti senza requie.
Camus ne fa la parodia, non perché li ritenga fatui – egli stesso ne ha fatto stupenda letteratura –, ma perché venivano pericolosamente legati al marxismo intransigente, fino a giustificare il totalitarismo sovietico.
Ho anche fra le mani uno dei volumetti di “Acquamarina”: “Una come lei” della poetessa americana Anne Sexton. Sono poesie discorsive, con ragionamenti interrotti, o svolti in altro modo, da metafore. “Eppure, palloncini con scritto amami, amami/fluttuano sul soffitto sopra di noi”. Gli americani sono sempre stati bravi a fare dell’ordinario un potente mezzo di straniamento.
Insomma, Pistoia vale. Vi sono mondi insospettati. Se li scopri, non ti colpisce solo il contenuto ma il fatto stesso che qualcuno te li apra. La liberalità e la gratuità del gesto.
Questa aspetto peculiare di Pistoia mi porta a fare un altro esempio.
Alla persona che mi affianca chiedo di orientarsi mentalmente verso la montagna, Campo Tizzoro, la vecchia Smi (Società Metallurgica Italiana).
Venerdì scorso è venuto a trovarmi un compagno del Forteguerri, Roberto Prioreschi, un architetto con la passione per la storia, la ricerca e la scultura.
Roberto mi espone per quasi un’ora un suo progetto editoriale: cinque volumi dedicati alla Smi, alla famiglia Orlando, ai personaggi e ai luoghi di quella parte della nostra montagna che ha accolto e vissuto un’impresa industriale di rilievo nazionale.
Ha pubblicato i primi due, il secondo è uscito in questi giorni.
Si intitola “Antologia dei 100 anni. Gli Orlando-La fabbrica” .
In oltre 300 pagine Roberto è riuscito a ricreare la storia di quella fabbrica di munizioni cogliendo ogni spunto di connessione con la generale vicenda italiana. La storia scritta si alterna alla storia illustrata. Decine e decine di immagini, con tante fotografie d’epoca, documentano persone, situazioni, luoghi, lavorazioni, macchinari.
Tutto un mondo ti si apre e ti sorprende.
La persona che è con me accetta i due esempi e approva. “Se la mette in questi termini!”.
Può darsi che domani, invece di sfiorarla come ogni mattina, passi più all’interno della città.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 2 gennaio 2012 – © Quarrata/news 2011]

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