di Luigi Scardigli
Si capisce, si super capisce, diceva
Totò.
Mi riferisco ai manifesti elettorali
dei tre candidati alle primarie del centro-sinistra che da alcuni giorni
tappezzano e tempestano la città. Sì, tre, non mi sono sbagliato. Alberto
Niccolai, il quarto, nonostante il tenero, libero e delicato sponsor offertogli
dai comunisti e dai laici riformisti, non sembra avere il passo dei suoi tre
colleghi: un po’ l’età, un po’ il background, un po’ la faccia e la sua
angolazione, quella fotogenia che nell’era mediatica assume, anche in un
rinnovo comunale e in assenza di tubi catodici ossessivi, la sua importanza.
Si capisce, si super capisce, a cosa
stiano pensando e cosa stiano dicendo, Cecilia, Roberto e Samuele, immortalati
in quell’attimo fuggente che è il santino che guiderà l’istinto prima, e poi la
mano, collegata al cervello e alle sue reazioni emotive, di iscritti e
simpatizzanti il prossimo 29 gennaio, quando Pistoia deciderà chi far sedere
sul tavolo dei contendenti per la corsa al prossimo lustro in palazzo di Giano.
Osservatele le foto dei tre candidati,
andate vicino, vicinissimo alle loro gigantografie e annusate, ascoltate quel
che vi dicono.
No, non sto facendo dell’ironia gratuita
o del sarcasmo, è così.
Cecilia e Samuele vi guardano negli
occhi; Roberto, no.
Cecilia lo fa con un sorriso da professoressa, perfettamente in
equilibrio con il fuoco dell’obbiettivo, come se fosse il giorno dell’uscita
dei quadri alla maturità scientifica e non classica e la sua immagine, quella
della professoressa-mamma di italiano, fosse stata decontestualizzata da una
collettiva che ritrae, tutti sorridenti e soddisfatti, anche i venti liceali
che sognano l’Università, il futuro, il lavoro, il successo.
Lei, Cecilia, sta nel mezzo,
soddisfatta per essere riuscita a traghettare oltre, verso il futuro, quei
venti ragazzi adottati pedagogicamente quando ancora erano innocentissimi
marmocchi.
È un sorriso rassicurante, il suo, puramente
soddisfatto, velato di autocompiacimento, perché sa benissimo che quei ragazzi,
senza di lei, a quel traguardo, ci sarebbero arrivati diversamente: meno
preparati, più stanchi e con le idee meno chiare.
Samuele invece è decisamente meno solare, ma non per questo
tenebroso; guarda lo specchietto della macchina fotografica, ma di traverso,
quasi fosse stato preso alla sprovvista, quasi non lo sapesse. È un figo,
diciamoci la verità, se non un fighetto; è un discretissimo under 40 che
sembra possedere, nella tasca interna della giacca, la pozione magica per
risolvere i problemi; sembra che sia sul punto di sorridere, ma non lo fa. Del
resto, come dice Giampiero Ballotti, lui non ride mai.
Sembra voler aspettare che i tutti i
suoi colleghi intermediari espongano la propria teoria aziendale per poi, dulcis
in fundo, snocciolare tutto d’un fiato, con un incedere trionfale, la
propria, quella che lascerà tutti a bocca aperta: un uovo di Colombo che non
potrà che strappare applausi a scena aperta e solo allora, Samuele, il Lilly
Gruber de noantri, potrà finalmente sorridere e farlo vedere anche agli
altri.
Roberto invece sorride apertamente: guarda altrove, ma non perché
sia distratto o non sappia che quella foto avrà il suo peso specifico, tra due
settimane. Lo fa perché è veramente così, Roberto: sta già guardando da un’altra
parte, sta già pensando a cosa dire il giorno dell’insediamento e come gestire
il primo lustro della (ri)nascita, di un vero futuro di Pistoia.
Sembra si stia aggiustando il papillon:
ride di gusto, come se volesse scambiare con tutti quelli che hanno creduto in
lui, la sua felicità e invitarli, dopo il brindisi, ad iniziare subito a
lavorare, per non perdere tempo.
Non ho ancora visto invece, in città,
foto e manifesti con la faccia del candidato del centro-destra che inneggi a
qualcosa, che lanci un messaggio, che faccia capire a tanti pistoiesi che c’è
ed è anche disposto a combattere.
Si capisce, si super capisce!
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 14 gennaio 2012 – ©
Quarrata/news 2011]
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