domenica 15 aprile 2012

PIANO REGIONALE AGRICOLO-FORESTALE. MA MOLTI ASPETTI RESTANO DISCUTIBILI


Legambiente critica con il mondo politico che non sembra fare niente per risolvere i problemi dell’aria e dei trasporti pubblici

PISTOIA. È stato approvato con delibera di Consiglio Regionale n. 3 del 24/1/2012 il Piano Regionale Agricolo-Forestale per la Toscana, valido per il periodo 2012-2015.
Si tratta di un documento composto da quattro allegati:
a) Piano Regionale Agricolo-Forestale 2012- 2015  p.d.;
b) Rapporto Ambientale;
c) Sintesi non tecnica;
d) Proposta di dichiarazione di sintesi di cui agli artt. 24 e segg. della L.R. n. 10/2010.

L’allegato A costituisce un documento completo ed esauriente di tutte le tematiche agricole, forestali, della pesca marittima e nelle acque interne, dell’acquacoltura e del settore faunistico-venatorio, che possano essere di interesse di un territorio vasto e complesso come quello toscano; esso stabilisce modalità e priorità di intervento, coordinandosi ed armonizzandosi con tutti gli altri livelli di pianificazione esistenti.
All’interno di questo, in particolare, sono presi in considerazione i seguenti settori:
a) tutela dell’ambiente;
b) promozione dell’uso sociale del bosco;
c) le produzioni vegetali ed animali;
d) l’agricoltura biologica ed integrata;
e) la agrobiodiversità;
e svariate altre ancora.
Detto quanto sopra e sottolineato che il P.R.A.F. costituisce un lavoro condotto in maniera pressoché impeccabile dal punto di vista tecnico-organizzativo, e ciò va ad onore di chi lo ha coordinato, assemblato, ed ha contribuito in qualche modo alla formazione del medesimo, si devono sottolineare i punti discutibili in esso contenuti.
Innanzitutto, sempre all’interno del documento di piano propriamente detto, non può non balzare all’occhio l’enorme spazio, comprensivo di puntualissime e dettagliatissime tabelle, che viene dedicato all’argomento faunistico-venatorio (soprattutto venatorio), con le più svariate tabelle indicanti la suddivisione del territorio; l’utenza venatoria suddivisa per età e tipologia di caccia praticata; il numero di animali immessi sul territorio per anno e per specie, e tante altre cose ancora; e successivamente, per quanto riguarda l’aspetto gestionale di questo comparto, con una dettagliata descrizione del territorio ai fini venatori, gli abbattimenti per specie, per anno, per ambito, i danni alle colture provocati dalla fauna selvatica e risarciti, gli incidenti stradali causati dalla fauna selvatica medesima.
Si ha l’impressione che, in termini di spazio ed importanza dedicati all’argomento, (75 pagine su 392) si esageri alla grande; quando poi altri settori di carattere agricolo-forestale, ben più importanti per l’economia, specie montana, e per la conservazione ambientale, in confronto, si possono definire senz’altro trascurati, anche dal punto di vista della disponibilità finanziaria.
Passando all’allegato B al Piano “Rapporto Ambientale di Valutazione Ambientale Strategica”, un altro punto critico preso in esame è quello legato alla qualità dell’aria ed alle ragioni delle alterazioni in essa presenti.
Nel documento si parla di emissione di gas climalteranti e si ammette candidamente che per quanto riguarda la produzione di anidride carbonica uno dei responsabili è il settore dei trasporti (quello privato e su gomma, ovviamente). Di conseguenza, si ammettono criticità della qualità dell’aria per quanto riguarda i contenuti di Pm10 e di ozono; inoltre, e questo è quasi buffo, nel documento si ritrova un box che, sempre in tema di gas climalteranti, esamina la produzione di polveri sottili ed afferma che la loro produzione proviene dalla mobilità delle famiglie.
Considerando che quanto affermato nel documento si può ritenere grosso modo esatto, in quanto derivato da misurazioni di carattere tecnico-scientifico, il problema si sposta altrove, cioè sull’uso che il mondo politico toscano intende fare di questi dati.
Appare evidente che le criticità riscontrate devono essere poste in gran parte a carico delle varie amministrazioni che, in maniera miope hanno nel tempo sottratto risorse al trasporto pubblico. Basti pensare, soltanto per riferirsi ai problemi presenti nell’area pistoiese, alle vicende che hanno interessato i tagli alla ferrovia “Porrettana”, al servizio delle autolinee Lazzi per Firenze, da diciotto anni ridotto al lumicino; al fatto che da quaranta anni si parla a vuoto di raddoppiare la ferrovia da Pistoia a Viareggio senza ancora avere posto un metro di binario; all’ultima notizia in ordine di tempo secondo la quale esiste un progetto, caldeggiato nei documenti congressuali del PD, ma, riteniamo, non solo, volto alla costruzione della terza corsia autostradale sulla A11, quantomeno da Firenze a Pistoia, unitamente alla predisposizione di nuovi caselli di uscita.
Viene allora da pensare, a conclusione di tutto, a cosa serva un documento come il P.R.A.F., e certamente non solo quello, quando poi il mondo della politica, che dovrebbe recepirne le indicazioni, va in tutt’altro senso.
Legambiente Pistoia
[comunicato]
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[Domenica 15 aprile 2012 - © Quarrata/news 2012]

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