di Luigi
Scardigli
Il mondo del calcio si è fermato. Per paura, siate onesti,
perché in un attimo, sul rettangolo di Pescara, si è consumata un’insindacabile
verità: siamo nulla. E basta. Ed è per questo incontrovertibile principio che
avremmo il dovere di dare un altro senso alla vita, quella che si può
interrompere in un istante, quella che si è improvvisamente interrotta a
Piermario Morosini, giocatore bergamasco di appena 25 anni che nel calcio
credeva di aver trovato la via per come provare a cancellare la maledizione che
lo ha perseguitato. Da sempre.
Ha barcollato il Moro
(lo chiamavano così, i compagni di gioco), come se fosse ubriaco, per poi
cadere, senza più vita, a terra: fine. Infarto fulminante, quello che nemmeno
gli attenti controlli della Federazione riescono a preventivare, prevedere,
evitare.
E siccome l’emozione, in diretta, è stata troppo forte, quella
fabbrica di illusioni e sogni, merda e illeciti, la fabbrica del calcio,
insomma, ha preferito prendersi un fine settimana di ipocrite riflessioni.
Ci si ferma davanti alla fatalità, contro la quale nulla si
può, ma non al cospetto dell’illegalità, che è una variante impazzita e
delittuosa: quella fabbrica di ipocrisia che finge di piangere il giovanissimo
calciatore che è morto con indosso la maglia amaranto, prosegue però
imperterrita a fingere che i presupposti sui quali è stata costruita siano
quelli del suo antenato Pierre de Coubertin; l’importante è partecipare!
Si dimenticano, in Federazione, che le carte processuali
dell’inchiesta di Calciopoli 2 stanno sentenziando che gli ultimi sei
campionati siano stati viziati da illeciti: partite combinate prima, vittorie,
sconfitte, retrocessioni, scommesse fantasmagoriche alla Snai, dove un giro
planetario di soldi luridi, più che sporchi, ingrossano e ingrassano uomini
senza scrupoli.
Di fronte a questa sporcizia però, che non ha bisogno di
alcun elettrocardiogramma per venire individuata e prevenuta, la fabbrica del
calcio non si è mai fermata, non si ferma e non si fermerà, perché se dovesse
farlo una volta, si fermerebbe come ha fatto il cuore di Piermario Morosini.
Per sempre.
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[Domenica 15 aprile 2012 - © Quarrata/news 2012]
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