di Paolo Caselli [*]
PISTOIA. La maggior parte degli Italiani, soprattutto quelli
che hanno fatto o vogliono far carriera, hanno un ingordo desiderio di questa
dolce caramella: certo consente di avanzare nella società, di diventare
importanti, stimati, blanditi, ricercati ed anche, non da meno, di riempire
adeguatamente il portafoglio.
Ho classici esempi, fin da
piccolo, di questa forse geneticamente determinata attitudine al lecca-lecca.
Ricordo un signore, di pelo rosso, uomo di peso, prontissimo a mutare
orientamento come un anemometro al variare del vento. Tale galantuomo ogni
giorno con irremovibile tenacia si esercitava nella mia casa paterna in questa
pratica eccellente, per poi proseguire il suo lodevole cammino verso ben più
vasti lidi: quelli dell’ex fascista, poi nobile costruttore ed antesignano dell’odierna
Italia, Prof. Dott. On. Amintore Fanfani, che tanto teneva a questi illustri
titoli.
Per quarant’anni ho svolto la mia
professione come medico in struttura pubblica ospedaliera. Ho potuto constatare
che questa pratica di assiduo consumo di lecca-lecca è assai più diffusa delle
tossico o farmaco dipendenze. Sì, è proprio una forma di dipendenza che però, a
differenza delle prime, che portano a disagio sociale, sofferenza e povertà,
consente invece di pervenire ad elevate e remunerative carriere, con buona pace
di tanti ingenui che pensano ancora al prevalere del merito, della competenza,
della libertà e onestà intellettuale. No, tutto questo non esiste proprio,
salvo rare eccezioni.
Sono sinceramente convinto di una
ormai estesa diffusione nazionale di questa passione-virtù-vizio del
lecca-lecca.
All’indomani del responso
elettorale tutti o quasi tutti sono diventati grillini o paragrillini. Anche
grandi intellettuali hanno firmato un appello perché Grillo contribuisca a
salvare l’Italia! Tutti sostengono: io già l’avevo detto, avevo fatto le stesse
proposte da tanti anni, ma non ho potuto attuarle, ovviamente per colpa degli
altri. Certamente, se Grillo avesse perso, avrebbero affermato, nella migliore
delle ipotesi, che era un povero comico, aveva avuto la presunzione di invadere
un campo così importante come la politica senza cognizioni né esperienza ed
aveva subito la giusta punizione.
Io non conosco i grillini, che
spero comunque siano persone dabbene e responsabili, ma ho seguito la parabola
di Grillo e, pur con tutti i miei limiti, mi permetto di esprimere alcune
perplessità. Si può demolire il vecchio e consunto apparato, ma per ben operare
è tuttavia necessario responsabilmente progettare nuovi programmi e strutture
orientati al futuro.
Per questo occorre l’impegno di
persone capaci di realizzare una vera economia sociale per il bene comune (come
quella teorizzata e messa in pratica da Ludwig Erhard, che fece rinascere la
Germania distrutta dal nazismo ed a questo proposito inviterei a leggere con
attenzione il libro “L’onestà. Perché l’economia ha bisogno di un’etica” di
Hans Kung) e di costruire veramente quell’Europa unita in cui credevano i
nostri Padri fondatori: De Gasperi, Adenauer, Schuman, Monnet, Spaak, senza
compromessi o intrighi con forze politiche che questo chiaramente non vogliono.
Ricordiamo che spesso anche l’intransigente fedeltà a certi principi alla fine
paga, purché si vada avanti seriamente senza paura, con chiarezza, eliminando i
rami secchi rappresentati dai molti cortigiani.
Sì, come afferma attraverso
Rigoletto uno dei più grandi della nostra storia: “Cortigiani, vil razza
dannata!”
Cerchiamo di far crescere
liberamente e tenacemente il Grano e la zizzania alla fine se ne andrà da sola
perché non avrà più spazio per emergere.
[*] – Ex allievo del Liceo Classico Forteguerri e medico
ospedaliero
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[Martedì 12 marzo 2013 | 19:12 - © Quarrata/news]
Complimenti pe rla bella testimonianza, davvero attuale e ubiquitabile. Servirà a far riflettere qualcuno, piegato a questa consuetudine?
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