martedì 12 marzo 2013

IL PAESE DEI BALOCCHI? NO, IL PAESE DEI LECCA-LECCA

di Paolo Caselli [*]

PISTOIA. La maggior parte degli Italiani, soprattutto quelli che hanno fatto o vogliono far carriera, hanno un ingordo desiderio di questa dolce caramella: certo consente di avanzare nella società, di diventare importanti, stimati, blanditi, ricercati ed anche, non da meno, di riempire adeguatamente il portafoglio.
Ho classici esempi, fin da piccolo, di questa forse geneticamente determinata attitudine al lecca-lecca. Ricordo un signore, di pelo rosso, uomo di peso, prontissimo a mutare orientamento come un anemometro al variare del vento. Tale galantuomo ogni giorno con irremovibile tenacia si esercitava nella mia casa paterna in questa pratica eccellente, per poi proseguire il suo lodevole cammino verso ben più vasti lidi: quelli dell’ex fascista, poi nobile costruttore ed antesignano dell’odierna Italia, Prof. Dott. On. Amintore Fanfani, che tanto teneva a questi illustri titoli.

Per quarant’anni ho svolto la mia professione come medico in struttura pubblica ospedaliera. Ho potuto constatare che questa pratica di assiduo consumo di lecca-lecca è assai più diffusa delle tossico o farmaco dipendenze. Sì, è proprio una forma di dipendenza che però, a differenza delle prime, che portano a disagio sociale, sofferenza e povertà, consente invece di pervenire ad elevate e remunerative carriere, con buona pace di tanti ingenui che pensano ancora al prevalere del merito, della competenza, della libertà e onestà intellettuale. No, tutto questo non esiste proprio, salvo rare eccezioni.
Sono sinceramente convinto di una ormai estesa diffusione nazionale di questa passione-virtù-vizio del lecca-lecca.
All’indomani del responso elettorale tutti o quasi tutti sono diventati grillini o paragrillini. Anche grandi intellettuali hanno firmato un appello perché Grillo contribuisca a salvare l’Italia! Tutti sostengono: io già l’avevo detto, avevo fatto le stesse proposte da tanti anni, ma non ho potuto attuarle, ovviamente per colpa degli altri. Certamente, se Grillo avesse perso, avrebbero affermato, nella migliore delle ipotesi, che era un povero comico, aveva avuto la presunzione di invadere un campo così importante come la politica senza cognizioni né esperienza ed aveva subito la giusta punizione.
Io non conosco i grillini, che spero comunque siano persone dabbene e responsabili, ma ho seguito la parabola di Grillo e, pur con tutti i miei limiti, mi permetto di esprimere alcune perplessità. Si può demolire il vecchio e consunto apparato, ma per ben operare è tuttavia necessario responsabilmente progettare nuovi programmi e strutture orientati al futuro.
Per questo occorre l’impegno di persone capaci di realizzare una vera economia sociale per il bene comune (come quella teorizzata e messa in pratica da Ludwig Erhard, che fece rinascere la Germania distrutta dal nazismo ed a questo proposito inviterei a leggere con attenzione il libro “L’onestà. Perché l’economia ha bisogno di un’etica” di Hans Kung) e di costruire veramente quell’Europa unita in cui credevano i nostri Padri fondatori: De Gasperi, Adenauer, Schuman, Monnet, Spaak, senza compromessi o intrighi con forze politiche che questo chiaramente non vogliono. Ricordiamo che spesso anche l’intransigente fedeltà a certi principi alla fine paga, purché si vada avanti seriamente senza paura, con chiarezza, eliminando i rami secchi rappresentati dai molti cortigiani.
Sì, come afferma attraverso Rigoletto uno dei più grandi della nostra storia: “Cortigiani, vil razza dannata!”
Cerchiamo di far crescere liberamente e tenacemente il Grano e la zizzania alla fine se ne andrà da sola perché non avrà più spazio per emergere.

[*] – Ex allievo del Liceo Classico Forteguerri e medico ospedaliero

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[Martedì 12 marzo 2013 | 19:12 - © Quarrata/news]

1 commento:

  1. Complimenti pe rla bella testimonianza, davvero attuale e ubiquitabile. Servirà a far riflettere qualcuno, piegato a questa consuetudine?
    MDB

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