di Giuliano Ciampolini [*]
* * *
Ho letto che le centrali
elettriche a metano a “tipo combinato” e con cogenerazione sono le più avanzate
e le meno inquinanti, perché i gas di scarico della prima combustione (turbine
a gas) alimentano con il loro calore residuo una caldaia a recupero che produce
ulteriore vapore. Cioè riescono ad utilizzare la produzione di vapore per la
trasformazione in energia elettrica e rendono disponibile del vapore,
utilizzabile per teleriscaldamento, o per utilizzi industriali. Quindi, se
venissero riconvertite a metano le due centrali Enel di vecchio tipo che ci
sono tra Livorno e Piombino, indubbiamente ci sarebbe una significativa
riduzione dell’inquinamento che producono, a vantaggio anche della salute della
popolazione.
QUALCHE NOTA SUL METODO
Preciso che, nel fare questa riflessione, ho cercato di ragionare
completamente con la mia testa (evitando di prendere per “oro colato” le
conseguenze previste dai contrari al progetto Repower e negate dai sostenitori),
anche perché neanche io ho condiviso gli urli, gli insulti e le intolleranze
di una piccola minoranza dei partecipanti alle due ultime assemblee popolari
a Bottegone (a mio parere non hanno aumentato la “forza” delle argomentazioni
pacate e serie che ha fatto Luciana Giovannetti e che ho condiviso e aggiungo
che mi avrebbe fatto piacere ascoltare anche le argomentazioni dei funzionari
della Regione Toscana che hanno dato un incredibile, sempre a mio parere,
esito positivo alla Via sul progetto Repower).
I dati numerici/quantitativi sulle emissioni inquinanti che ho ipotizzato
non sono frutto di ricerche scientifiche e neanche di una professionalità in
materia (che non ho per niente, essendo solo un ex operaio tessile): sono
frutto della mia lettura di studi fatti sulle conseguenze di centrali simili
a quella che Repower vuole costruire nell’ex Radicifil, mettendoli a
confronto con le emissioni degli impianti di riscaldamento a metano in una
città di medie dimensioni: da lì, proporzionando i risultati di quegli studi
al progetto ipotizzato per Pistoia (mi sembra di averlo fatto in modo
onesto), ho tratto i numeri inseriti in questa mia riflessione.
Se ho fatto errori rilevanti... ringrazio chi vorrà segnalarmeli in modo
argomentato, anche perché provo una particolare sofferenza ad ostacolare un
progetto che potrebbe dare il lavoro a circa 30 disoccupati (conosco bene la
sofferenza di chi rimane senza lavoro e a Pistoia oltre 10.000 persone sono
disoccupate), senza avere una proposta alternativa che abbia, al momento,
qualche possibilità di essere pensata, decisa, progettata e realizzata.
g. c.
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Ma quel progetto Repower nell’ex
Radicifil ha il grande difetto di non avere una soluzione per il riutilizzo del
calore prodotto e verrebbe realizzato nella piana pistoiese dove l’aria è già
di pessima qualità (per molte e diverse cause, che sono conseguenza della
nostra economia e dei nostri stili di vita) e indubbiamente provocherebbe un
ulteriore peggioramento di un’aria già troppo inquinata in tutta la piana
pistoiese e metropolitana.
Aggiungo che in questa area
metropolitana sono state fatte (dalle tre Province e dalla Regione), altre
scelte che – se venissero realizzate – contribuirebbero non solo all’ulteriore
cementificazione, ma anche all’ulteriore peggioramento della qualità dell’aria:
mi riferisco alla costruzione di un nuovo inceneritore a Case Passerini (che
brucerà 140.000 tonnellate annue di rifiuti), all’ipotesi davvero assurda
(anche sul piano strettamente economico) di potenziare l’inceneritore di
Montale dalle attuali 52.000 tonnellate annue a 78.000 tonnellate annue, alla
costruzione della 3.a corsia sull’autostrada A11, alla costruzione della pista
convergente/parallela nell’aeroporto di Peretola (che aumenterà gli aerei in
atterraggio e in partenza e cambierà anche le rotte, spostando i tragitti ad
ovest di Firenze e quindi passando sopra Sesto Fiorentino, Prato, ecc.).
Insomma, se oggi l’aria è già
pessima, con queste scelte verrà assicurato ai nostri figli e nipoti un futuro
di aria avvelenata da inquinanti dannosi alla salute.
Dire che questo non succederà,
perché la centrale Repower avrà emissioni poco significative, mi sembra che sia
facilmente smentibile facendo un ragionamento logico: in inverno ogni famiglia
accende l’impianto di riscaldamento a metano e contribuisce all’inquinamento
(infatti lo sforamento dei limiti di legge sulla emissione delle PM10 avvengono
prevalentemente nei periodi invernali): se quella centrale brucerà una quantità
di metano paragonabile al triplo dei consumi di metano nel Comune di Pistoia,
mi sembra ovvio che anche le emissioni aumenteranno in modo significativo.
* * *
Ho cercato informazioni sulle
centrali simili a quella che vuole realizzare Repower a Pistoia (proporzionando
le quantità delle emissioni alla potenzialità dell’impianto) e ne ho dedotto
che possono esserci le seguenti conseguenze: supponendo un funzionamento annuo
dell’impianto per 8.000 ore, le emissioni principali costituite da ossidi di
azoto possono essere stimate in circa 250.000 Kg/anno (una
stima approssimativa degli ossidi di azoto prodotti dagli attuali impianti di
riscaldamento nel Comune di Pistoia è di circa 100.000 Kg/anno): quindi ci
sarebbe un notevole aumento.
Per quanto concerne il monossido
di carbonio questa emissione può essere stimata in 70.000 Kg/annui
(dagli impianti di riscaldamento nel Comune di Pistoia è stimabile un’emissione
di circa 75.000 Kg/anno), mentre il biossido di carbonio (il gas serra) sarebbe
circa 400.000 tonnellate annue; inquinanti come le polveri sono quantificabili
in circa 5.000 Kg/anno (in aggiunta a quelle degli attuali impianti di
riscaldamento: 4.300 Kg/anno) e gli azoti di zolfo in circa 10.000 Kg/anno.
Inoltre, gli impianti a tipo
combinato hanno sistemi di raffreddamento ad acqua: ciò comporta, anche in
presenza di un parziale riciclo dell’acqua utilizzata nell’impianto, elevati
prelievi che possono essere stimati in 150/250 mcubi/h (1.200.000/2.000.000
mc/anno) di acqua di reintegro, con un effetto sulle risorse idriche della
zona. In caso di adozione di sistemi di raffreddamento ad aria possono essere
ridotti i consumi di acqua (e ridotto il rendimento della produzione di energia
dell’impianto) ma si avrebbero problemi in relazione alla dissipazione del
calore: la centrale funzionerebbe da enorme “termosifone”.
Infine verranno prodotti rifiuti
(cioè fanghi ad alto contenuto salino, da smaltire in impianti per rifiuti
speciali) intorno a 25 mc/h (200.000 mc/anno).
Detto questo, mi sembra evidente
che il beneficio occupazionale non sia paragonabile alla quantità delle
conseguenze ambientali/sanitarie.
Pensando alla preminenza della
salute dei nostri figli e nipoti e anche ad evitare conseguenze negative sul
futuro produttivo/occupazionale che deve avere il vivaismo pistoiese, aggiungo
che le aziende vivaistiche e le loro organizzazioni non dovrebbero limitarsi ad
esprimere la loro contrarietà al progetto Repower: anch’esse nei decenni
passati (e in parte anche oggi) hanno contribuito, con vari pesticidi, all’inquinamento
dell’aria e delle falde acquifere (con conseguenti danni alla salute di chi ha
lavorato nei vivai e dei cittadini) e hanno contribuito anche ad un uso
dissennato dell’acqua “bene comune”, provocando un notevole abbassamento delle
falde (anche oggi circa la metà dei vivai continua ad irrigare a pioggia,
rifiutando le tecnologie più virtuose che consentono di ridurre al minimo i
consumi di acqua).
Alla loro legittima e
condivisibile opposizione al progetto Repower nel mezzo ai loro vivai, a mio
parere dovrebbe corrispondere un’assunzione di responsabilità almeno nei
confronti dei 30 posti di lavoro che garantirebbe la Repower: per questo
dovrebbero valutare seriamente come dare una destinazione diversa ai fabbricati
dell’ex Radicifil, con un progetto che potrebbe coincidere con la necessità di
dotare il vivaismo pistoiese di una struttura di servizio alla promozione e
alla commercializzazione dei loro prodotti, anche per competere in modo più
efficace sui mercati internazionali.
[*] – Membro dell’Assemblea pistoiese e toscana di
Sinistra Ecologia Libertà
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[Venerdì 8 marzo 2013 | 09:03 - © Quarrata/news]
FRANCESCO SCRIVE – PARTE PRIMA
RispondiEliminaSalve mi chiamo Francesco, intanto sono felice di scrivere, per quello che è il mio partito (Sel), come sono altresì felice di poter contribuire a segnalare eventuali errori. Riguardo all’impianto di raffreddamento non è ad acqua, ma bensì ad aria e come lei stesso scrive è fattore positivo.
Riguardo agli inquinanti e le eventuali comparazioni con altre centrali, intanto mi complimento per l’interesse (anche io come lei sono per gli approfondimenti), ma aggiungo che le nostre caldaie non hanno i mezzi di abbattimento di una moderna centrale (in questo caso di ultimissima generazione), anzi per le nostre caldaie sarebbe giusto (seppur oneroso) che si procedesse alla centralizzazione ed alla sostituzione con impianti a condensazione.
Nelle integrazioni della proponente a cura di Steam (sistemi energetici ambientali) e soprattutto nel parere del Prof. Vito Foà (ordinario medicina del lavoro, Università degli studi di Milano, allegati 2A), troverà tutte le risposte e come me capirà che si è gridato troppo al lupo al lupo, ma i lupi forse sono già tra di noi.
AZOTO: (integrazioni 2. 1) Nel caso degli impianti soggetti ad autorizzazione integrata ambientale oltre ai limiti di norma si tiene conto anche, e soprattutto, dei dati contenuti nel documento Linee guida recanti i criteri per l’individuazione e l’utilizzazione delle migliori tecniche disponibili ex art. 3, comma 2 del decreto legislativo 372/99 Linee guida relative ad impianti esistenti per le attività rientranti nelle categorie IPPC: 1. 1. Impianti di combustione con potenza termica di combustione di oltre 50 MW, pubblicato nel supplemento ordinario n. 29 alla Gazzetta Ufficiale del 3 marzo 2009.
Tale documento fissa, nella tabella 18, un livello di ossidi di azoto compreso nell’intervallo 20-50 mg/Nm3 (@15% O2). Il proponente l’impianto di Pistoia ha presentato, contestualmente alla presentazione dello Sia, domanda di Autorizzazione Integrata Ambientale all’autorità competente (Provincia di Pistoia) per concentrazione nelle emissioni di biossido di azoto pari a 30 mg/Nm3, valore ottenibile con tecnologia adottata.
Allo stato attuale, in attesa che l’autorità competente si pronunci, tale valore risulta il limite autorizzabile per l’impianto, assolutamente in linea con le migliori tecniche disponibili applicabili all’impianto. INDI NON VEDO FATTORI OSTATIVI. (2. 5) Estratto: Si rammentano infine le conclusioni di ARPA che affermano che le ricadute di inquinanti determinate dall’esercizio della proposta centrale hanno “un impatto sulla qualità dell’aria nella zona circostante non significativo”.
In merito agli impatti cumulati si veda anche il parere del prof. Foà (Allegato 2A), nel quale si sottolinea che gli effetti tossicologici derivanti dalla ricaduta degli inquinanti e dalla trasformazione degli ossidi di azoto in particolato secondario sono assolutamente trascurabili. O scarso impatto sullo stato di qualità dell’aria e, a maggior ragione, le simulazioni effettuate assolutamente attendibili e i dati meteorologici utilizzati adeguati allo scopo: l’allungamento del periodo di analisi o l’utilizzo di diversi anni produrrebbero modifiche irrilevanti ai ridottissimi contributi calcolati. – SEGUE –
FRANCESCO SCRIVE – PARTE SECONDA
RispondiEliminaPer quanto riguarda il contributo degli ossidi di azoto alla formazione di particolato secondario, va innanzitutto ricordato che il processo di formazione dei nitrati è molto complesso ed avviene sicuramente in un intervallo di tempo considerevole: si stima, nelle varie condizioni climatiche, che la trasformazione totale di NOx in Nitrati possa avvenire in un lasso di tempo variabile tra 24 e 72 ore, dal momento dell’emissione, dunque in luoghi significativamente lontani, per effetto del trasporto da parte del vento, dal punto di emissione e dunque in condizioni di fortissima diluizione degli inquinanti emessi, che evidentemente aumenta allontanandosi dal punto di emissione. Per tale motivo il contributo della centrale alle concentrazioni di particolato a livello locale è da considerarsi nullo.
(2. 5) ALTRO ESTRATTO: Per quanto riguarda le emissioni di una centrale a ciclo combinato, per la quale le emissioni di particolato primario sono da considerarsi nulle, si deve considerare che, sia la quota assoluta di rilascio (+40 m sopra il p. c.) sia la velocità di espulsione (circa 23 m/s) che, infine, la temperatura dei fumi (circa 112 °C) provocano un notevole innalzamento del pennacchio (di norma superiore ai 250 m). Tale elevazione consente di sfondare, durante i mesi invernali, lo strato di rimescolamento (normalmente basso) con conseguenti concentrazioni praticamente nulle al suolo e, durante i mesi estivi, di seguire, con ulteriore spinta, le correnti ascensionali/convettive che si instaurano, in modo naturale, a motivo dell’irraggiamento solare e, quindi, del maggior riscaldamento degli strati bassi dell’atmosfera. Alle quote di innalzamento del pennacchio le velocità dei venti sono ovviamente maggiori e maggiore sarà quindi sia la diluizione, cui vanno incontro, sia la distanza di ricaduta degli inquinanti.
Per questi motivi la concentrazione di particolato, sia primario che secondario, indotta a livello locale dalle emissioni della Centrale a Ciclo Combinato di Pistoia è da ritenersi sostanzialmente nulla.
(5) Il RAFFREDDAMENTO È AD ARIA: L’energia termica che può essere resa disponibile a partire da una centrale a ciclo combinato è sostanzialmente di due origini.
1. Calore a bassa temperatura (circa 40-45 °C) recuperabile dal condensatore ad aria. Il condensatore ad aria raffredda il vapore di scarico delle turbine a vapore ritrasformandolo in acqua e quindi lo riconduce in caldaia attraverso la pompa di alimento per ripetere un nuovo ciclo.
Questa trasformazione avviene ad una temperatura di circa 40-45 °C ed è possibile estrarre questo calore, senza interferire con il ciclo produttivo della centrale.
Solo questo tipo di calore è quello che si può definire “cascame termico” proveniente dalla Centrale (aggiungo che siamo in presenza di un calore basso non utile al teleriscaldamento, ma è altresì ridicolo proclamare che tale calore va a modificare la temperatura ambiente).
ALLEGATO 2A PROF FOÀ:
L’intervento proposto prevede come massime ricadute 0, 46 ~g/m3 valore massimo della concentrazione media annua di NOx e 15, 61 ~g/m3 come massimo valore del 99, 8° percentile. – SEGUE –
FRANCESCO SCRIVE – PARTE TERZA
RispondiEliminaLa tabella seguente mette in luce un risultato interessante in relazione alla valutazione degli impatti cumulati. La centralina esaminata è quella di Montale – Via Pacinotti, ritenuta rappresentativa della qualità dell’aria locale.
Stato di qualità dell’aria valori medi annuali 99, So Percentile delle Concentrazioni Medie Orarie (21 Attuale 23, 57 92, 33 Contributo 0, 3 0 Futuro Ipotetico 23, 77 92, 33 Limite DLgs 155/10 40 200 Note: Rif: DLgs 155/10)
(1) Limite annuale per la protezione della salute umana: 40 IJg/m3 – tempo di mediazione annua civile.
(2) W superamenti del limite orario per la protezione della salute umana: 200 IJgrm3, come NOx da non superare per più di 18 volte nell’anno civile – tempo di mediazione 1 ora. Rappresenta il 99,8° percentile delle concentrazioni media orarie.
Come evidenziato nello Studio, si rileva che:
a) le massime concentrazioni medie annue di NOx indotte dalla Centrale sono due ordini di grandezza inferiori al limite di legge per la protezione della salute umana;
b) il massimo valore del 99, 8° percentile delle concentrazioni medie orarie è inferiore di un ordine di grandezza al limite di legge per la protezione della salute umana. A valle della messa in esercizio della proposta Centrale acido combinato, la qualità dell’aria alla centralina di Montale – Via Pacinotti rimarrà praticamente inalterata rispetto allo stato attuale: infatti il 99, 8° percentile delle concentrazioni medie orarie di NOx non subirà variazioni, mentre la media annua aumenterà di 0, 1 ~g/m3, corrispondente ad un incremento di circa 100, 8%. Le ricadute relative alla centrale proposta sono in ogni caso tossicologicamente irrilevanti e pertanto non potranno in alcun modo modificare la qualità dell’aria.
ALTRO ESTRATTO DALL’ALLEGATO 2A:
Punto c) Data l’entità delle emissioni, come già ampiamente descritto, tossicologicamente irrilevanti, considerato il fatto che non si hanno scarichi idrici in alveo e che le immissioni acustiche sono trascurabili, non ci si aspetta nessuna variazione dello stato di benessere della popolazione.
Punto d) Il limite per la protezione degli ecosistemi per gli NOx è posto dal D.lgs 155/10 a 30 llg/m’, valore medio sull’anno civile: il contributo di NOx pervenuto dalla Centrale di progetto e di due ordini di grandezza inferiore a questo limite e quindi non ci si attende nessun rischio ecotossicologico sull’ambiente.
ALTRO ESTRATTO DALL’ALLEGATO 2A:
Pertanto la concentrazione media annua di particolato secondario, che si potrà formare a partire dal precursore NOx, potrà, al massimo e nel punto di maggior ricaduta essere pari a 0, 41 ~g/mJ.
Valori, come si vede, che, pur sovrastimando molto largamente il fenomeno, sarebbero trascurabili. – SEGUE –
FRANCESCO SCRIVE – PARTE QUARTA
RispondiEliminaPer quando riguarda lo studio delle emissioni della centrale in relazione ad eventuali effetti sulla catena alimentare, questi non sono prevedibili in quanto sia gli NOX che il particolato secondario, che si forma a grandi distanze dalla zona d’indagine, sono a concentrazioni del tutto ininfluenti anche in caso di un loro deposito su terreni ad uso agricolo o a pascolo. Punto f) Per quanto riguarda lo stato di benessere della popolazione, valgono le considerazioni già esposte al punto a).
L’intervento proposto ha emissioni acustiche trascurabili, non prevede lo scarico di sale una sostanza in ambiente idrico grazie all’implementazione di un Sistema di Trattamento e Recupero Effluenti e non genera traffico aggiuntivo, ad esclusione delle persone che si recano sul posto di lavoro.
Pertanto i possibili impatti sulla salute pubblica dovuti agli interventi di progetto potrebbero ricondursi esclusivamente a malattie e disagi correlati alle emissioni in atmosfera.
Si è messo, tuttavia, in luce nello Studio d’Impatto Ambientale e si è richiamato ai punti precedenti che le emissioni in atmosfera e i successivi processi di trasformazione degli inquinanti comportano delle ricadute al suolo del tutto trascurabili.
NON ho potuto mettere tutto, capirete che sono molti i dati e le constatazioni, per quello credo che chi è interessato dovrebbe leggersi sia il progetto che le integrazioni che la VIA e va da sé che non è alla portata di tutti, sia per il tempo che per le nozioni necessarie, a questo aggiungo alcune mie considerazioni:
1) non capisco da cittadino che rischio idrogeologico comporti un azienda che va a costruirsi al posto di una già esistente (il rischio idrogeologico c’è se aggiungiamo cemento, in questo caso sembra che addirittura si sia di fronte ad una metratura inferiore).
2) Lodevole la proposta di far intervenire il vivaismo, ma da cittadino non comprendo la cosa, credo che se il vivaismo ha bisogno di manodopera, dovrebbe assumere a prescindere e se assumesse di fronte ad una promessa di non far creare la centrale (cosa che sarebbe, comunque democraticamente improponibile) sarebbe più che lecito porsi dubbi, su come questi posti fossero tutelati.
3) Come cittadino e votante di SEL, che ricordo indicare: Sviluppo, Ecologia e Libertà, credo sia giusto favorire lo Sviluppo di proposte come la suddetta centrale che portano sviluppo economico e minori costi energetici, – credo sia giusto porre l’accento Ecologico su una centrale che IMPATTA molto meno di quelle attuali, fermo restando che anche io sono nell’ordine di chiedere alla azienda svizzera tutte le eccellenze tecnologiche possibili, – come Libertà, perché dobbiamo concedere libertà d’impresa a qualsiasi proponente, purché si collochi nel territorio, con giusti mezzi e intenti, anche per distaccarsi da una cosiddetta “vocazione territoriale”, che non potrà da sola portare sviluppo (ed a livello Ecologico, invito il mio stesso partito, a monitorare con più attenzione sul vivaismo) ed anzi! nel momento in cui si bloccasse per concorrenza difficile da battere (come accaduto nel settore del tessile e del mobile con la concorrenza cinese), ci troveremmo tutti a terra! Indi Sviluppare, Ecologicamente ed in piena Libertà.
Spero di esserle stato utile.
Con rispetto e speranza Francesco A.
PIERO GIOVANNELLI SCRIVE – PARTE PRIMA
RispondiEliminaCiao Giuliano,
ho letto la tua riflessione, senz’altro apprezzabile, documentata, condivisibile in linea di massima.
Vorrei però riflettere io, a mia volta, sul contenuto del P.S, là dove dici che ti sarebbe piaciuto “ascoltare anche le argomentazioni dei funzionari della Regione Toscana”, ecc.
Bene: giusto, legittimo e democratico desiderio il tuo, come è giusto che tu sottolinei, condannandoli, gli urli, gli insulti, ecc.
Detto questo, però, occorre anche aggiungere qualche altro particolare, per chiarire meglio tutto il contesto nel quale ci muoviamo. La Regione, se non sbaglio, a livello di “funzionari” era rappresentata dalla dirigente dott.ssa Paola Garvin, a cui va tutta la mia solidarietà per l’evidente disagio che provava in quel, per lei, immagino insolito, clima da stadio.
Cosa pensi che avrebbe potuto eventualmente dire di personale ed indipendente la dott.ssa Garvin, con accanto a sé l’assessore Simoncini? Sono sicuro, questo sì, che avrebbe potuto, con competenza e professionalità, riepilogare tutti i passaggi della procedura a lei affidata, ma certamente senza uscire di una riga dal canovaccio ufficiale concordato con l’assessore di riferimento. Ma se per caso ci sono state forzature, alterazione dei dati e della procedura medesima, ti puoi scordare che la dott.ssa Garvin, se tiene alla sua carriera ed al suo benestare, avrebbe potuto dire qualcosa di diverso dall’ortodossia (e questa, beninteso, non vuole essere assolutamente una critica alla dott.ssa Garvin: è semplicemente una constatazione).
Esaurito il riferimento alla dott.ssa Garvin, aggiungo che talvolta sono i dirigenti stessi che si fanno garanti dell’ortodossia se qualche altro dipendente regionale dà segni di eccessiva indipendenza critica.
Per esempio, ho visto un dirigente, persona peraltro competentissima e preparatissima dal punto di vista tecnico-professionale, che quando è entrato per errore in possesso di una lettera da me indirizzata, da Pistoia, come privato cittadino, con affrancatura ed altre spese a mio carico (tanto per essere chiari!) all’Assessore Regionale alla Mobilità per lamentare, civilmente, lo stato di insufficienza del servizio autobus da e per Firenze, mi ha fatto rilevare come non sia opportuno che un dipendente regionale, neppure in veste di privato cittadino, scriva alla amministrazione per cui lavora per segnalare o lamentarsi di qualcosa(?!). – SEGUE –
PIERO GIOVANNELLI SCRIVE – PARTE SECONDA
RispondiEliminaIn un successivo colloquio, di carattere questa volta generale, lo stesso dirigente mi faceva notare come il nostro compito, in Regione, sia quello di fare, sempre e comunque, la volontà dell’amministrazione, limitandosi la nostra libertà solo a cercare le strade per compiere questa volontà nella maniera migliore possibile. In altre parole, se qualche amministratore incompetente o anche peggio ci chiedesse qualcosa che non possa essere condivisibile nel merito, noi, tenuti ad obbedire, non ci potremmo opporre. Tu capisci come questa filosofia di vita della obbedienza cieca, pronta ed assoluta, in generale, possa portare ad esiti perfino pericolosi (e la Storia in questo è maestra).
Ancora, in un’altra discussione, in cui criticavo, con pesanti argomenti di merito e non oppugnabili, l’operato dell’Assessore alla Mobilità per quanto riguardava, questa volta, il taglio dei servizi sulla ferrovia Porrettana, avvenuto sulla base di dati statistici falsificati ed approfittando della arrendevolezza degli amministratori pistoiesi sull’argomento, lo stesso dirigente mi rispose con una domanda che ci entrava come il cavolo a merenda: “Ma te, chi ti paga?” Tradotto: lavori qui, ti paga la Regione, e quindi non rompere!
Questi episodi ti fanno quindi comprendere bene quali sono i paletti entro cui, specialmente un dirigente, deve muoversi per non avere noie.
Il caso di Fabio Zita, che si era “messo di traverso” per quanto riguarda il destino dei terreni di risulta della TAV ed è stato subito mandato a fare altro è emblematico, e te ne potrei citare altri.
Questo aspetto della realtà, semplicemente, volevo evidenziarti a commento della tua riflessione.
Come sempre un cordiale saluto,
Piero Giovannelli
Buongiorno, ritengo che sia davvero utile qualificare certi personaggi che sono ritenuti dei validi soloni, chiamati a pontificare. Il Prof. Vito Foà è ben noto in rete, provate a fare qualche ricerca, uno studioso quanto meno "criticato". Questo che segue è un estratto da un intervento che è stato pesantemente contestato. Dove non c'è Giustizia, non c'è Pace e, purtroppo, non serve usare le mistifazioni gratuite e i contributi di certi personaggi.
RispondiEliminaBuon lavoro a tutti
MDB
"Sono Patrizia Gentilini, un medico, un oncologo, appartengo all’Associazione dei Medici per l’Ambiente e sono qui per spiegare il nostro comunicato stampa del 25 novembre scorso, in occasione del nostro ventennale.
Vogliamo portare alla conoscenza di tutti e
DENUNCIARE il fatto che sono stati MODIFICATI i risultati di studi scientifici
in documenti in uso ad associazioni pubbliche,
per attestare la presunta innocuità degli impianti di incenerimento dei rifiuti.
Ci rifacciamo a un documento: il Quaderno N. 45 di ingegneria ambientale.
Il documento a firma di Umberto Veronesi, Michele Giugliano, Mario Grasso e Vito Foà, è stato ripreso dalla Regione Sicilia e da altre Regioni, quali la Regione Toscana e altre Province in Italia.
L’impatto sanitario è sviluppato a pag. 54/55 a firma di Vito Foà, nel documento sono presi in esame 4 studi, tutti riportati in maniera non corretta.
• In particolare per lo studio condotto in Inghilterra, di Elliot, in prossimità di 72 inceneritori, è riferito che non è stata trovata alcuna diversità di incidenza e mortalità per cancro nei 7,5 chilometri di raggio circostanti gli impianti di incenerimento e in pratica non si è riscontrata nessuna diminuzione nel rischio mano a mano che ci si allontanava dalla sorgente emissiva.
> Quello scritto nel lavoro originale di Elliot è esattamente il contrario, perché viene riportata, per l’esattezza, una diminuzione statisticamente significativa, mano a mano ci si allontanava dall’impianto di incenerimento, per tutti i cancri: il tumore allo stomaco, al colon retto, al fegato e al polmone, quindi mano a mano che ci si allontanava dagli impianti il rischio diminuiva.
Nella versione italiana è stata aggiunta una negazione in modo da capovolgere il significato del lavoro.