di LUIGI SCARDIGLI
Sandro Lombardi e Iaia Forte: due angoli spietati e lontani del palcoscenico uniti da un
collant d’eccezione, Elena Ghiaurov
MONSUMMANO. Chiunque si sia cimentato nella lettura di Proust, non può
non essere passato tra le sgrinfie di Alla
ricerca del tempo perduto. E chi ne è restato ammaliato, da quella lettura,
non può non aver approfondito il tema, infinito e pieno di ramificazioni,
spesso tentacolari, dei suoi risvolti. È quello che ha deciso di portare in
scena la Compagnia Sandro Lombardi,
affidando al regista Federico Tiezzi, la messa in scena di Un amore di Swann, penultimo appuntamento stagionale di Monsummano
andato in onda, ieri sera, al teatro Yves Montand.
Sul palco, a cinguettare sull’amore e
sulle sue infinite folgorazioni, illuminazioni, perversioni, ricadute e
soprattutto illusioni, così appetibili e commestibili che finiscono per
diventare pane quotidiano, Sandro Lombardi, Elena Ghiaurov e Iaia Forte, che si
intrecciano vicendevolmente in un salotto-bene parigino, dove tutto ruota
attorno alla psicofisicità dell’amore, con mediani di affari sentimentali che
nutrono la propria civetteria alimentando passioni improbabili che si
trasformano nel tempo in unioni di fatto consumate e consumabili, nate sotto il
segno del desiderio irrefrenabile e di una gelosia morbosa per poi attestarsi
su una stanca e consumata abitudine, che non contempla passioni e che non
soffre lamenti.
Come se l’amore, nel suo inesorabile
percorso di assestamento e ragionevolezza, perdesse progressivamente e
inesorabilmente di vista le molle grazie alle quali è saltato, irrefrenabile,
nei desideri dei protagonisti, trasformando un’avvenente sgualdrina in una
rispettabilissima, ma ancora agognata, signora Swann e un intellettuale della
pittura, dedito principalmente a disquisizioni sacre, in un irragionevole
adolescente corroso dal tarlo del tradimento.
È sulla falsa riga di questa
inesauribile altalena esistenziale e sentimentale che poggia, interamente, la
rappresentazione, che affida, quasi unicamente, alla camaleontica capacità dei
tre mattatori la sua naturale evoluzione temporale, che è poi un’involuzione
morale: l’intransigenza e il fuoco ardente degli esordi si lasciano lentamente
ma sistematicamente inghiottire dalla diplomazia e dal compromesso, che
inducono gli amanti a trasformarsi, con elegante disincanto, in soci d’affari di cuore.
Un impeccabile sviluppo del tempo e nel
tempo, nei quali Sandro Lombardi e Iaia Forte testimoniano, rispettivamente, le
loro naturali propensioni alla drammaturgia, il primo e alla surrealtà, la
seconda, due angoli spietati e lontani del palcoscenico tenuti fortemente e
profondamente uniti da un collant d’eccezione, Elena Ghiaurov, che ho seguito
attentamente in tutta la sua poliedricità e bellezza, una meravigliosa e
poliforme statua greca che tiene a ribadire, fin da ultimo, la straordinaria
bellezza della vacuità dell’amore, un sentimento inequivocabilmente eterno.
Finché dura.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Lunedì 11 marzo 2013 | 10:00 - © Quarrata/news]
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