di Luigi
Scardigli
Facile, per il jolly,
fare l’alieno! Perché quando la musica – e che musica – si fonde con una
conoscenza profonda della materia e dei suoi intenti, il prodotto che ne
scaturisce non può che essere fantastico, in tutte le accezioni del termine. E domani
sera, al teatro Manzoni, si corre il piacevole rischio di posti in piedi per
assistere alla tappa nostrana di Alien,
il tour-spettacolo che il 42enne marchigiano Giovanni Allevi sta trionfalmente
portando per mano nelle sale di tutta Italia.
Un non-personaggio naturale, il funambolico
filosofo-pianista di Ascoli Piceno, che non ha mai cercato di sottrarsi dal
cono di luce dei riflettori perché lo illuminano dalle spalle e lui, alla
ricerca del vuoto contemporaneo, non può voltarsi.
La musica fa parte della sua vita da sempre, ma
ciononostante riesce ad avere con questa un rapporto funzionale, non esclusivo:
Giovanni Allevi scrive, sa far di conto, ma principalmente predilige i pensieri
deboli a quelli dominanti e soprattutto non si prende sul serio. Certo, quando
si primeggia con tanta naturalezza, si può anche sfoggiare quell’adorabile
disappartenenza, ma sentirlo esibirsi resta comunque un piacere, di quelli
forti, che restano impressi.
Ha aperto i concerti di Jovanotti, ha prodotto alcune
incisioni grazie a Saturnino, il basso inscindibile di Lorenzo Cherubini, ma
poi se ne è andato per la sua strada, che un groviglio di esperienze musicali
pop, classiche ed equosolidali. Perché i suoi concerti sono sistematicamente la
summa di tutte le sue esperienze: fonde e confonde se stesso continuamente,
immergendo la propria musicalità in tutte le esperienze esistenziali che lo
accompagnano nel tragitto.
Giovanni Allevi, in parole povere, è uno di quelli che ha
avuto la voglia di cercare di capire e la fortuna di aver trovato la strada per
farlo.
Buon per lui e per noi, che possiamo ascoltarlo.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Martedì 17 aprile 2012 - © Quarrata/news 2012]
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