PISTOIA. Decido di ribattere questo interessante intervento di Paolo
Beneforti (http://www.demokrazy.eu/finanziamento-dei-partiti-ed-espulsioni-dal-pd/)
comparso sul blog Demokrazy,
perché può arricchire la conoscenza del problema, anche per le stime che
Beneforti fa delle rendite del Pd di Pistoia – per eccesso e/o per difetto.
Per altre considerazioni e per
riannodare tutti i fili del discorso, segnalo i seguenti link, che sono in
ordine cronologico:
e.b. blogger
* * *
FINANZIAMENTO DEI PARTITI ED ESPULSIONI
DAL PD
di Paolo Beneforti
La Nazione di Pistoia, stamani
(vedi foto) riportava la notizia per cui due assessori comunali e un
rappresentate in azienda partecipata sarebbero prossimi all’espulsione dal PD
per l’inadempienza rispetto al contributo che va versato al partito da parte di
amministratori eletti e nominati. Il blog QuarrataNews squaderna i nomi che si fanno e
le voci che circolano. È lo Statuto del PD che impone agli iscritti che vengano
eletti in organi istituzionali di versare una parte dell’indennità che ricevono
dallo Stato: consiglieri, sindaci, assessori, parlamentari. L’articolo 22 dello
Statuto lo dice chiaramente. Del resto si tratta di una consuetudine ereditata
dai partiti “genitori” del PD, e segnatamente dalla sinistra storica.
Il PD dunque, come altri partiti,
riceve questi soldi in aggiunta ai finanziamenti pubblici elettorali, attualmente al
centro delle polemiche e di cui si chiede da più parti la riforma. E, nelle zone dove il PD è forte ed
elegge molti rappresentanti istituzionali, questi soldi non sono pochissimi.
Quanti? A Pistoia, il Regolamento Finanziario del PD chiede agli eletti il
5% per le indennità sotto i 50.000 € lordi annui, e il 10% per quelle sopra i
50.000 €. Facendo un po’ di conti, direi che siamo sopra i 150.000 euro l’anno
– ma potrei sbagliare in eccesso o in difetto.
La questione locale, al di là
delle considerazioni sull’espulsione eventuale di due assessori in carica (ma a
mandato in pratica scaduto!), permette tuttavia di notare un particolare che è
assai significativo rispetto alla crisi dei partiti tradizionali e la loro
incapacità di adeguarsi.
Lo Statuto del PD dice che sono
gli “eletti” a dover versare un contributo al partito, pena la non
ricandidabilità e l’espulsione. (Ma il PD è da quando è nato che litiga con le
sue norme, i suoi regolamenti, le sue “carte”…). La “bega” dei contributi
comunque è lasciata alle strutture territoriali del partito. E il Regolamento
amministrativo del PD di Pistoia estende l’obbligo a versare degli iscritti eletti
a “ogni iscritto al partito che ricopra cariche in organismi di rilevanza
sovracomunale o provinciale di nomina amministrativa” (art.13)(*).(**)
Questa distinzione tra eletti
(sindaci, consiglieri) e nominati (assessori, rappresentanti nelle aziende
partecipate) in passato non creava problemi: gli assessori erano scelti tra i
consiglieri e i presidenti delle Municipalizzate erano mandati lì dal partito.
E, soprattutto, il ruolo dei partiti era molto più forte e riconosciuto, e la
“delega” che i cittadini davano ai partiti era più ampia.
Oggi c’è una maggiore sensibilità
pubblica rispetto ai soldi pubblici che vanno ai partiti e ai politici, e meno
fiducia verso questi ultimi. Insomma, se un sindaco o un consigliere o un
presidente di Regione versa la sua quota al partito che lo ha candidato, sono
gli elettori che hanno accettato questo comportamento al momento di eleggerlo;
perché non è certo un segreto che alcuni partiti chiedano ai propri iscritti
eletti una quota della loro indennità. Ma i nominati? Il sindaco che nomina gli
assessori, l’Amministrazione che nomina i rappresentanti nelle aziende
partecipate, nel fare le loro scelte possono far arrivare dei soldi ai propri
partiti: se nominano un iscritto, questo verserà una quota al partito; se
nominano un “indipendente” (termine vistosamente datato e inadeguato!), non
verserà niente. C’è un corto circuito e un possibile conflitto di interessi,
anche se non si tratta di grandi cifre.
È un nodo che viene al pettine,
con tanti altri, nel momento in cui i cittadini chiedono di saltare la
mediazione dei partiti, di toglier loro la “delega”. L’elezione diretta del
Sindaco e del Presidente di Regione, l’uso dello strumento delle primarie, la
personalizzazione della propaganda sono i frutti concreti di questa tendenza.
tendenza che, a sua volta, è risultato non tanto della voglia di partecipazione
quanto piuttosto della sfiducia nei partiti e del giudizio negativo sul modo in
cui i partiti e la politica da loro espressa hanno gestito la cosa pubblica. Il
sindaco eletto direttamente, il candidato eletto direttamente in primarie di fatto
potrebbero non rendere quasi più conto ai partiti. E il fatto che i partiti
pretendano dei soldi da parte di amministratori scelti dal Sindaco grazie al
potere che gli elettori gli hanno dato, può apparire oggi un sopruso.
Ieri appariva del tutto normale,
oggi no. Oggi questi soldi pubblici che i partiti chiedono a chi dovrebbe
lavorare per far funzionare i servizi pubblici sembrano un “pizzo”
inaccettabile; e soprattutto immeritato. È solo un aspetto, un dettaglio della
inadeguatezza dei partiti attuali, storici, nell’affrontare una crisi del
sistema democratico e della rappresentanza resa oggi più feroce dalla
contingente crisi economica e dalla incapacità della politica di porvi rimedio.
(*) Ad onor del vero, anche il
Regolamento finanziario nazionale del PD dice che “sono tenuti a versare gli
eletti in liste del Partito Democratico e [gli] iscritti al partito che
ricoprono incarichi istituzionali”.
(**) A Firenze probabilmente sono meno rigidi, visto che Renzi, un anno e mezzo fa, dichiarava a voce alta che lui non avrebbe versato un euro al PD.
(**) A Firenze probabilmente sono meno rigidi, visto che Renzi, un anno e mezzo fa, dichiarava a voce alta che lui non avrebbe versato un euro al PD.
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[Martedì 17 aprile 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
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