martedì 17 aprile 2012

PISTOIA, CITTÀ DEMOCRATICA LEGALITARIA LIBERALE TOLLERANTE E SOLIDALE


PISTOIA. Premetto che, per l’articolo 21 della Costituzione, ognuno – e quindi anch’io – ha il diritto di esprimere le proprie opinioni. Ancor più se giornalista, come io lo sono. Ancor più dinanzi a fatti che sembrano scappati fuori da una commedia dell’arte e sfuggiti all’improvvisazione del capocomico.
Ciò premesso… conosco la signora Emmanuella da un paio d’anni. L’ho incontrata davanti al negozio di frutta e verdura di Agliana dove mi servo e attendo di acquistare i fazzoletti da lei per un gesto di banale solidarietà e amicizia nei suoi confronti.

La vicenda della “maxi-multa” di 726,00 inflitta a Pistoia, mi ha impressionato e incuriosito, impegnandomi in una accurata comprensione della vicenda che appare incredibile, anche per l’eccesso della misura sanzionatoria comminata al sig. Fedi che – secondo la Polizia Municipale di Pistoia – avrebbe indotto la gentile extracomunitaria a esercitare “abusivamente l’attività di guardiamacchine”.
Orbene, questo il testo dell’art. 15-bis del Codice della Strada, applicato dagli agenti: “Salvo che il fatto costituisca reato, coloro che esercitano abusivamente, anche avvalendosi di altre persone, ovvero determinano altri a esercitare abusivamente l’attività di parcheggiatore o guardiamacchine sono puniti con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 726 ...”.
Il fatto è quanto meno abnorme e non dovrà cadere nel dimenticatoio. Ritengo che sia altresì espressione di una grave inquietante condizione, dimostrativa della sussistenza di un diffuso sentimento di stigma riversato sulle persone di colore, soggètte a continue vessazioni psicologiche e socio-economiche, ovvero a più esatte “discriminazioni razziali”.
Il caso potrebbe essere divulgato con lo stesso clamore che ha reso famoso lo scrittore di colore e cittadino italiano Pap Kouma:
Le palesi illogiche incongruenze legate all’azione di “repressione” degli agenti non potranno sfuggire, dato che la ratio della disposizione normativa sembra chiara: impedire la proliferazione e lo sfruttamento di minori applicati da terzi a “parcheggiare le auto” o a “custodire un parcheggio” (Dizionario Garzanti – Utet della lingua Italiana, voce “parcheggiatore”) e non già una singola auto, per la quale, io, proprietario, lascio le chiavi a chi mi pare perché – a Dio piacendo – guardi la mia auto. Ma forse a Pistoia non siamo più in Italia; e forse l’Italia non è davvero più un Paese che rispetta le regole e le logiche dello stato di diritto.
Ed è chiaro che nel parcheggio di “Porta al Borgo” non potrà mai essere effettuata da parte di terzi un’attività di “parcheggio o custodia delle auto” trattandosi di un’area pubblica, soggetta al pagamento tramite erogatore di scontrini di proprietà comunale (parcometri).
Alcune considerazioni immediate:
  1. Dalla consultazione del regolamento di parcheggio si evince che non è stato infranto alcun limite del tempo ammesso al parcheggio e che il sig. Fedi ha pagato regolarmente il tempo impegnato sull’area pubblica.
  2. È inverosimile e irrealistico solo “sospettare” che il sig. Fedi sia un pappone di parcheggiatori abusivi (ancorché tale figura esista ed è conosciuta a tutti coloro che viaggiano soprattutto al Sud Italia).
  3. È certo che la sig.ra Emmanuella non ha, né mai avrà da alcuno, còmpiti di sorveglianza dell’area, essendo il parcheggio gestito dal sevizio pubblico e l’incasso è del Comune.
  4. È inoltre certo è che il sig. Fedi disponeva solo di una autovettura e non di più “macchine” (decadendo quindi ogni relazione letterale col disposto normativo, per l’esatta specificazione terminologica di una pluralità di autovetture).
  5. Consegnare le chiavi della propria automobile a un/una conoscente, non è reato, né configura una violazione ai consueti codici comportamentali etici o morali.
  6. La dichiarazione del comandante Napolitano – apparsa sulla stampa – è un’implicita ammissione (credo) dell’evidente sommarietà e approssimazione delle valutazioni che hanno indotto gli agenti a sanzionare il proprietario dell’auto. Infatti, lo stesso evidenzia la correttezza del verbale redatto che è ...è formalmente ineccepibile! Tale specificazione appare chiaramente ridondante e ammissiva dell’intrinseca vulnerabilità dell’atto per manifesta mancanza di “sostanzialità”. Una corretta interpretazione teleologica della norma, avrebbe di fatto consentito agli agenti di meglio valutare hic et nunc la più autentica natura della vicenda, stabilendo inequivocabilmente – e facendo uso di semplice intuizione – che il proprietario dell’auto non esercitava nessuna infrazione, comprendendosi chiaramente che era un cittadino capitato lì per caso.
Quindi viene da chiedersi:
  1. Se al posto di Emmanuella, ci fosse stata mia moglie Miriam, bionda, “comunitaria” e forse più glamour, i vigili l’avrebbero accompagnata al Comando di Polizia Municipale? Le avrebbero chiesto le generalità stigmatizzandone la circostanza che stava in piazza ad attendere il coniuge con le chiavi dell’auto nelle mani?
  2. Il Comandate di Polizia Municipale ha ecceduto o no le proprie funzioni e competenze trattenendo arbitrariamente – e ciò inaudita altera parte – le chiavi che erano affidate e quindi possedute dalla sig.ra Emmanuella?
  3. A che “titolo” sono state trattenute tali chiavi? Certamente non erano il “corpo di un reato” (Quale? Visto che il Fedi non aveva denunciato né il furto, né lo smarrimento.). È forse un atto illecito affidare le chiavi della propria auto a terzi di fiducia, pur se di pelle dal colore diverso?
  4. La fattispecie non potrebbe, forse, configurare l’ipotesi di un più grave illecito, quello descritto dall’art. 646 c.p. e relativo alla “appropriazione indebita” delle chiavi medesime, trattenute al Comando di PM dato che la norma recita: “chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria il denaro o la cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso, è punito, a querela della persona offesa (c.p. 120-126), con la reclusione fino a tre anni e con la multa fino a lire 2 milioni (1.032,91 euro). L’ingiusto profitto non potrebbe essere il pagamento della comminata sanzione, previa notifica di un atto quantomeno stravagante, al momento del ritiro delle chiavi?
Immaginiamo il clamore se Emmanuella non verrà riconosciuta come “parcheggiatrice o guardiamacchine”: la fattispecie potrebbe prendere “sostanza” di altro illecito penale e rendere la vicenda decisamente interessante.
Seguirò con sincera curiosità il suo decorso augurandomi che il sig. Fedi abbia la prontezza e la perseveranza di rivolgersi al Giudice di Pace per l’annullamento del verbale.
Mi chiedo, però una cosa: ma il Sindaco e la Giunta, a Pistoia, che cosa ci stanno a fare; e che cosa e chi rappresentano?
Alessandro Romiti
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[Martedì 17 aprile 2012 - © Quarrata/news 2012]

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