«...oltre a dover rispondere alla mia
coscienza di ciò che dico e che faccio, sono responsabile delle mie scelte, sia
di fronte ai cittadini, sia di fronte alla legge»
MONTALE-PIANA. La possibilità di consultare gli archivi del Comitato mi ha
consentito di incontrare un atto sbiadito, però di grande pregevolezza e
interesse, perché – credo – dimostra quanta
tracotanza e reticenza incomba sulla vicenda dell’impianto d’incenerimento di
Montale.
Chi scrive il documento è stato il
primo inceneritorista, perché pariteticamente esercente la funzione di
proprietario e di controllore: Piero Razzoli.
‘Struggente’ il penultimo capoverso,
nel quale il Sindaco Razzoli, completamente indifferente a questo pesante vulnus
etico, afferma che «...oltre a dover rispondere alla mia coscienza di ciò che
dico e che faccio, sono responsabile delle mie scelte, sia di fronte ai
cittadini, sia di fronte alla legge».
Era il 4 ottobre 2006 e, dopo sei mesi
in via Tobagi si sarebbe perpetrato il più clamoroso illecito ambientale del
territorio, distinto in tre sottospecie di reato: 1. violazione dei limiti di
legge delle emissioni di inquinanti; 2. ritardo nel fermo dell’impianto; 3.
getto di cose pericolose.
Questo il giudizio di fronte alla
legge, con sentenza del 29.02.2012, dopo 6 anni.
Adesso è la volta del giudizio etico e
morale di fronte ai cittadini che, come l’amianto, forse giungerà quando sarà
troppo tardi…
Alessandro Romiti
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[Martedì 17 aprile 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
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