QUARRATA. Era il 14 gennaio
scorso e, nel gelo polare, appunto, del ‘Polo tecnologico’, fu ricordata la
figura di Luciano Michelozzi.
Fu
presentata ai quarratini in un modo molto ‘fantasioso’ (e con questo aggettivo
ho detto in maniera fin troppo benevola) da illustri studiosi universitari, che
ci parlarono di genius loci e d’altro; da brillanti commentatori locali,
che ci illuminarono sul cinematografo dalla creazione del mondo ai giorni
nostri – e… altro ancora senza voler affondare il
coltello nella piaga.
Scrissi,
in quell’occasione (vedi): «Mi spiace per Franco
Benesperi, per la Fondazione (vedi), per i quarratini presenti, per la stessa famiglia
di Luciano, per i relatori, per i donatori (Foto Video Project) e per i donati
(i cittadini di Quarrata)». Nutrivo – e nutro – molte riserve.
Qualche
giorno dopo mi sentii chiamare dal Presidente della Fondazione, Franco
Benesperi, amareggiato per le mie parole: ma gli spiegai, anche, che non era
possibile fare diversamente, perché quando una cosa eccede ogni limite
consentito (e la storia, diceva Montale, non vuole storie: non si può
basare sull’invenzione, più o meno spontaneistica, del bla bla), quando la
storia, sia pure locale, eccede ogni limite, il compito del cronista non è –
come sembrava pretendere erroneamente Benesperi – l’esaltazione dello sforzo
compiuto, ma la sonora nerbata che gli inglesi davano (quand’era ancora
fanciullo e anarchico) sulle chiappe di Sir Winston Leonard Spencer Churchill.
La
differenza – e Benesperi, che anche stavolta si incazzerà, dovrà fare uno
sforzo per comprenderlo – la differenza tra cultura, anche minima, e
provincialismo sta proprio lì: nel rifiuto dell’improvvisazione spontaneistica
che serva a far dire ai semplici semplicemente: che bella cosa!
Che
bella cosa si piò dire de na jurnata ’e sole, ma non è necessario
che si debba dire ogni volta che qualcuno fa qualcosa: quel concetto pedagogico
lì, basato sull’elogio e sulla laude, è il residuo di un male interpretato
donmilanismo sociale che ha bell’e fatto il suo tempo e che – a questo punto –
ha fatto vedere fin troppo bene la sua totale fallimentarità.
Due
mesi fa, quando il vescovo Bianchi è venuto a Quarrata a parlare delle coppie
(se non sbaglio), ho rincontrato Benesperi e, bada caso, ancora il Presidente
insisteva sul vecchio “episodio Michelozzi”, evidenziando – se mai ce ne fosse stato
bisogno – un tipico comportamento marginal-provinciale, quello di chi crede che
comunque chi fa qualcosa debba essere gratificato per quello che fa a
prescindere dai metodi e dai risultati.
Oggi
Benesperi ricade nello stesso errore, purtroppo. Ripropone, con la sua Fondazione,
quel documentario (almeno così sembra: è quello proiettato a gennaio scorso?)
al Nazionale, il 5 di luglio prossimo, giovedì, ore 21, in maniera acefala e
come un fungo di stagione che compare all’improvviso dopo un’acquata.
Stavolta
la proiezione si farà al Nazionale rovesciando perfino i termini: il Nazionale
sarebbe stato meglio la volta scorsa, d’inverno, quando perfino Claudio Rosati,
fra i relatori della Fondazione, lamentò di congelarsi come durante la ritirata
di Russia.
Anche
stavolta a darcene notizia non sono le vie ufficiali e preparate a distanza –
come ci aspetteremmo: la Fondazione –, ma di nuovo è Marino Michelozzi che ce
ne avverte ‘di sponda’, per caso, con una mail. Forse anche lui avvertito a
cose fatte?
“Quarrata
in bianco e nero”. Cronache quotidiane di un passato non recente raccontate da
Luciano Michelozzi,
questo il tiolo della serata.
Un
titolo veritiero e che disegna alla perfezione la città della recessione da
Marini a Mazzanti attraverso l’infausta pausa (o se preferite il congelamento e
l’ibernazione Sergio Gori).
Sarà
bello comunque confrontare l’entusiastico spirito del 50 con l’attuale
dissoluzione.
Potrebbe
essere un buono spunto per far riflettere.
In
primo luogo la Fondazione.
Edoardo Bianchini
Cliccare
sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica
1° luglio 2012 - © Quarrata/news 2012]
Nessun commento:
Posta un commento
MODERAZIONE DEI COMMENTI
Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.