di LUIGI SCARDIGLI
“Il mio giudice” al Manzoni e “Un amore
di Swann” al Montand
PISTOIA. La stagione teatrale volge al termine, ma non per questo in
tono minore. Anzi, perché anche in questo fine settimana, al Manzoni di Pistoia
e al Montand di Monsummano Terme andranno in scena due interessantissime
rappresentazioni.
Precedenza, solo cronologica, allo
spettacolo di sabato 9 marzo (ore 21), Il
mio giudice, prodotto dal Gad e che porterà a Pistoia la storia, verissima,
dell’adolescente Rita Atria e del suo padre putativo, Paolo Borsellino, due complici della verità che hanno pagato,
carissima, la loro scelta.
È la rappresentazione, allo stato
cristallino, del coraggio, che prende la sagoma della diciassettenne Rita Atria
(Caterina Morelli) e delle sue confessioni sulla faida di Partanna, che sono
costate la vita al padre e al fratello. Tocca a Giuseppe Ayala (Umberto Ponzio)
raccogliere le confessioni rivelatorie della giovane siciliana e tocca al
giudice Paolo Borsellino prendersene cura, rapendola
dalla sua terra e dagli amori malvagi dai quali è circondata per regalarle una
nuova identità e un’altra possibilità.
Attorno a loro, c’è un coro informe,
che è tutto quello che gira attorno a queste confessioni e che è rappresentato
da Francesca Branchetti, Carmen Di Bello, Deborah Guidi, Paolo Nesi ed Elvio
Norcia, guidati da Franco Cecchi e da uno stuolo di comprimari, sì, ma
decisivi, al buon esito dello spettacolo, che racconta come finì la corsa: dopo l’assassinio di
Paolo Borsellino, Rita Atria capisce che senza il suo tutore, la sua vita, non
sarà più la stessa e per questo, preferisce suicidarsi.
Domenica 10 marzo, invece (ore 21), a
Monsummano sbarca Marcel Proust, con Un
amore di Swann, prologo letterario e dunque teatrale, dell’opera massima
che lo comprende, Alla ricerca del tempo
perduto, di Federico Tiezzi, con tre pezzi pregiati dei palcoscenici
italiani: Sandro Lombardi, Elena Ghiaurov e Iaia Forte, per una drammaturgia
affidata a Sandro Lombardi, abile riadattatore e grazie alla traduzione, fedele
ma arricchita, di Giovanni Raboni.
È uno specchio sulle debolezze umane,
soprattutto quelle maschili, di Charles Swann, che per soddisfare la sua
voglia, psicotica e mal corrisposta, di Odette de Crecy, si lascia
letteralmente sopraffare dai tentacoli e dai ricatti del desiderio, perdendo, nel
tempo, la dignità e la libertà, fino a scendere ai più vili compromessi pur di
restare aggrappato ad una tentazione mal riposta. Sullo sfondo, Madame
Verdurin, un tramite grottesco e sadico della scena ottocentesca che va
declinando e declinandosi verso la più berbera dissoluzione.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Venerdì 8 marzo 2013 | 11:10 - © Quarrata/news]
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