venerdì 8 marzo 2013

LA STAGIONE TEATRALE VOLGE A SERA


di LUIGI SCARDIGLI

“Il mio giudice” al Manzoni e “Un amore di Swann” al Montand

PISTOIA. La stagione teatrale volge al termine, ma non per questo in tono minore. Anzi, perché anche in questo fine settimana, al Manzoni di Pistoia e al Montand di Monsummano Terme andranno in scena due interessantissime rappresentazioni.
Precedenza, solo cronologica, allo spettacolo di sabato 9 marzo (ore 21), Il mio giudice, prodotto dal Gad e che porterà a Pistoia la storia, verissima, dell’adolescente Rita Atria e del suo padre putativo, Paolo Borsellino, due complici della verità che hanno pagato, carissima, la loro scelta.

È la rappresentazione, allo stato cristallino, del coraggio, che prende la sagoma della diciassettenne Rita Atria (Caterina Morelli) e delle sue confessioni sulla faida di Partanna, che sono costate la vita al padre e al fratello. Tocca a Giuseppe Ayala (Umberto Ponzio) raccogliere le confessioni rivelatorie della giovane siciliana e tocca al giudice Paolo Borsellino prendersene cura, rapendola dalla sua terra e dagli amori malvagi dai quali è circondata per regalarle una nuova identità e un’altra possibilità.
Attorno a loro, c’è un coro informe, che è tutto quello che gira attorno a queste confessioni e che è rappresentato da Francesca Branchetti, Carmen Di Bello, Deborah Guidi, Paolo Nesi ed Elvio Norcia, guidati da Franco Cecchi e da uno stuolo di comprimari, sì, ma decisivi, al buon esito dello spettacolo, che racconta come finì la corsa: dopo l’assassinio di Paolo Borsellino, Rita Atria capisce che senza il suo tutore, la sua vita, non sarà più la stessa e per questo, preferisce suicidarsi.
Domenica 10 marzo, invece (ore 21), a Monsummano sbarca Marcel Proust, con Un amore di Swann, prologo letterario e dunque teatrale, dell’opera massima che lo comprende, Alla ricerca del tempo perduto, di Federico Tiezzi, con tre pezzi pregiati dei palcoscenici italiani: Sandro Lombardi, Elena Ghiaurov e Iaia Forte, per una drammaturgia affidata a Sandro Lombardi, abile riadattatore e grazie alla traduzione, fedele ma arricchita, di Giovanni Raboni.
È uno specchio sulle debolezze umane, soprattutto quelle maschili, di Charles Swann, che per soddisfare la sua voglia, psicotica e mal corrisposta, di Odette de Crecy, si lascia letteralmente sopraffare dai tentacoli e dai ricatti del desiderio, perdendo, nel tempo, la dignità e la libertà, fino a scendere ai più vili compromessi pur di restare aggrappato ad una tentazione mal riposta. Sullo sfondo, Madame Verdurin, un tramite grottesco e sadico della scena ottocentesca che va declinando e declinandosi verso la più berbera dissoluzione.

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[Venerdì 8 marzo 2013 | 11:10 - © Quarrata/news]

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