di LUIGI SCARDIGLI
PISTOIA. Ho scoperto, ieri sera, con chi presenterò, il prossimo
giugno, lo spettacolo che sto allestendo grazie al generoso patrocinio del
Comune di Pistoia. Con me, sul palco, come voce e presenza più che attendibili,
ci sarà Manuela Marchese, 33 anni, di mamma casalinga avellinese e di papà
banchiere in pensione, napoletano.
Ieri sera, Manuela, trapiantata a Prato
in tempi non sospetti, era a cantare al Carbonile,
locale pistoiese, in piazza del Carmine, che va per la maggiore. È un locale giusto, come si usa in gergo,
frequentato da chi se ne intende.
Ci sono andato per sentirla cantare, ma
anche e soprattutto perché, recentemente – e la cosa mi ha procurato nuova
tristezza –, ho scoperto un mondo, quello delle pianobargirls, che ignoravo
quasi del tutto. Si somigliano, tra loro, le pudiche intrattenitrici delle
notti musicali, perché cantano senza pubblico, senza che nessuno sappia o possa
apprezzarne le eventuali doti artistiche. No, il locale, poco alla volta, si è
riempito; ha iniziato a farlo quando ho deciso di andarmene, perché non mi
interessava più restare: avevo scambiato due chiacchiere con Manuela e
soprattutto l’avevo sentita cantare e non avevo più motivo di trattenermi.
Manuela, carina e con quei sorrisi così
convincenti che rasentano l’irritazione, dopo essersi diplomata al Classico, si
è laureata in Lingue, con una tesi in letteratura inglese. Quando canta Amy
Winehouse, insomma, c’è da crederle, non foss’altro per la disinvolta ed
elastica padronanza del britannico. Ma non dispiace sentirla anche quando
intona un brano di Arisa, o quando si cimenta nell’interpretazione di un motivo
tratto dalla colonna sonora di Pulp
fiction, uno dei gioielli – tutti – di Quentin Tarantino.
«Il mio sogno è diventare mamma il prima
possibile – mi dice Manuela alla prima interruzione dell’esibizione, con i
clienti del ristorante intenti a far tutto, fuorché ascoltarla –. In cantiere,
ora, c’è il matrimonio con il mio compagno, con il quale convivo; dobbiamo
superare qualche difficoltà legata al lavoro, ma ce la faremo, ne sono sicura».
Anche la bargirl, con il labiale,
mentre mesce un rosso di Bolgheri e prepara un cocktail, canta le canzoni che
esegue Manuela e senza seguire il karaoke che scorre su un monitor posto in
alto su una parete del locale, che chiunque può vedere. Lei, come se fosse al
cospetto di una giuria irremovibile o se si esibisse all’Arena di Verona, ce la
mette tutta, immergendosi nel piloro delle autrici, scambiando ripetutamente la
mano con la quale sorregge il microfono. È mancina, Manuela: si capisce da
quanto usi la sinistra per accompagnarsi e modulare il timbro e il diaframma,
ma anche e soprattutto quando scrive. Ieri sera lo ha fatto per prendersi il
mio numero di telefono e redarguirmi, eventualmente, domattina, quando il blog
lo pubblicherà e lei avrà modo di leggerlo, il pezzo che sto scrivendo.
«Nel mio futuro non ci sono la musica e
la canzone – aggiunge Manuela, senza che quella smorfia incollata sul viso si
increspi e si spiani beata –. Lavoro, con non poche soddisfazioni, in una ditta
tessile pratese, Apollo e non ho
alcuna intenzione di metterla in secondo piano. Il canto è una cosa che mi
coinvolge da sempre e da dieci anni quasi professionalmente: ho seguito alcuni
corsi, a Prato e a Montemurlo, al Controsenso
e al Som, dove ho conosciuto un sacco
di gente con le idee chiare e parecchio preparata. Ho fatto parte di un trio,
che si è dovuto sciogliere per cause di forza maggiore e ho collaborato con
altri musicisti. Il mio compagno mi dice che presto mi scoppierà il cuore, se
continuo a svegliarmi la mattina alle 8 per andare a lavorare e la sera, invece
di riposarmi, faccio tardi a cantare: mi auguro che si sbagli, ho da fare
ancora un sacco di cose, soprattutto con lui».
Sul biglietto da visita che mi ha
lasciato, sotto le sue generalità, in corsivo, ci sono le sue tre manifeste
velleità: singer/speaker/showgirl.
A giugno, con Manuela Marchese,
presenterò questa serata riservata alle donne, le donne che accendono lo
spettacolo. Viste le doti, universali, di Manuela Marchese – che conosce l’inglese
alla perfezione, che canta con pregevole efficacia e che sa muoversi con
imbarazzante naturalezza –, oltre che accenderlo, lo show, sarà anche quella
che avrà l’onore o l’onere, chissà cosa ne uscirà fuori, di spegnerlo. Ma
finita la serata, di corsa a casa, per non perdere altro tempo preziosissimo e
soprattutto, per non distrarsi.
Inutilmente.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Venerdì 15 marzo 2013 | 09:11 - © Quarrata/news]
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