domenica 8 aprile 2012

BERTINELLI COME PIETRO IL GRAN(D)E E ‘UOMO DEL FATO’: «EI FE’ SILENZIO, ED ARBITRO S’ASSISE IN MEZZO A LOR»


di Edoardo Bianchini

PISTOIA. Stamattina, irriverente alla mia maniera (il che fa straordinariamente incazzare il dottor Mazzieri, ormai ex capogruppo Pd in Consiglio – e un giorno ve lo farò vedere…), apro Il Tirreno, leggo la padellata di roba dedicata a Bertinelli e mi scappa da ridere.
No, sbaglio: mi scompiscio dalle risate. Perché ce lo vedo tutto il sindaco futuro dei pistoiesi, colui di cui loro si compiaceranno per 5 o addirittura 10 anni di futuro radioso con il sol dell’avvenir che s’alza sul Palazzo di Giano.

Ce lo vedo nella sua messianicità (osservatelo bene nella foto e ditemi se non è un prete che sta parlando ai fedeli dall’altare…); ce lo vedo nella sua ‘misurata saccenteria’ mentre promette che salverà la città attraverso le sue medicine omeopatiche (di cui parleremo tra poco); ce lo vedo nell’aura complessiva che alla messianicità si rifà, ma che tange anche la letteratura antilirica del Manzoni: è, insomma, quasi un Bonaparte (e non per nulla Pistoia Spirito Libero, del Niccolai e del Federighi, ha scelto la donnina col cappello frigio della gloriosa Révolution Française) che si pone in mezzo a due secoli l’un contro l’altro armato: «ei fe’ silenzio, ed arbitro s’assise in mezzo a lor».
Il silenzio, il Bertinelli, ce lo ha sfornato fin troppo sulla vicenda Bartoli per la quale ha dichiarato urbi et orbi, novello papa, che lui non scende a livelli e questioni personali. E se ci pensate è vero: non ha fiatato neppure sulla vicenda dei suoi brogli elettorali del seggio 11 di Ponte alle Tavole: più personali di così… Perciò in mezzo ai due secoli l’un contro l’altro armato, ci si pone anche lui, a ben pensare: i due secoli sono il vetero-Pci, di cui Bertinelli mostra di essere epigono e prosecutore, e il nuovo P (e non so dir cos’altro), la cui testa di ponte è stato, fino a pochi giorni fa, inutilmente, il professor Bartoli. Adesso vi è chiara la metafora? Spero di sì e andiamo avanti.
Ed eccoci alla ‘melassa pistoiese’ bertinelliana, «la favola bella che ieri t’illuse, che oggi m’illude, o Ermione», tanto per citare un glorioso D’Annunzio da città del silenzio.
Affrontiamo il Pentalogo di don Bertinelli riformatore, ossia la peregrinazione nel deserto con il passaggio dalle 10 regole di Mosè, alla reductio ad (quasi) unum del libraio-filosofo:
1. Giunta. Solo 5 assessori e indennità più leggere. Ma sono convinto che, per mutare, sarebbe necessario che gli assessori stessi dovessero darle loro le indennità alla plebe e al popolo: e allora sì si vedrebbe chi lavora per il bene comune!
2. Traffico. Più grande l’area pedonale cominciando dalle piazze. Una proposta la faccio anche io: basterebbe che Bertinelli allargasse l’area fino al nuovo ospedale e alle Ville Sbertoli, e Pistoia sarebbe davvero a misura d’uomo.
3. Ambiente. Raccolta differenziata avanti tutta. Il primo a dirlo fu Abramo quando fece il patto con Dio. Nel frattempo non si è fatto altro che bruciare: e l’inceneritore di Montale sarà raddoppiato o triplicato. Meno male che Il Tirreno parla di obiettivo ambizioso. A me, onestamente, l’idea suggerisce il qualificativo trombone o specchione per le allodole di Legambiente e Verdi [di bile] – sempre con rispetto parlando.
4. Politiche di bilancio. Basta entrate straordinarie per pagare le spese correnti. E qui, cadendo l’asino, permettetemi di farmi delle fragorose scompisciate di risa. Si dice del neo-Bonaparte: «Le entrate straordinarie (ad esempio gli oneri di urbanizzazione o il ricavato della vendita del patrimonio) non devono servire per pagare le spese correnti. Bertinelli vuol reintrodurre questa “regola d’oro” e contemporaneamente azzerare il disavanzo strutturale entro la legislatura. Come? Sopratutto con recuperi di efficienza e tagli alle spese. Ad esempio se i dirigenti oggi sono 16, ne possono bastare 8-10. Ma tutti i settori dell’amministrazione subiranno una attenta “spending rewiev”».
Non ci voleva Bertinelli per asserire che le «entrate straordinarie (ad esempio gli oneri di urbanizzazione o il ricavato della vendita del patrimonio) non devono servire per pagare le spese correnti», ma certo ci sarebbe voluto un candidato altro da Bertinelli che, come prima mossa, avesse detto ai pistoiesi che sarebbe finita l’era dei 5milioni e mezzo di euro succhiati a sangue alla gente dalla politica salvavita-Beghelli del comandante del Vigili Napolitano attraverso l’esasperazione delle multe, dei t-red, degli autovelox, legittimi o illegittimi che dir si voglia.
A onor del vero (rileggetevi l’Enciclopedia Elettorale Universale Bertinelli, d’ora in poi detta EEUB, edizioni Pd-Pt, 3 £ 3, come si scriveva un tempo) a questo problema don Samuele accennò un tempo lontano, se non sbaglio, sia pur di striscio, quando disse che c’era qualcosa che non tornava nel rapporto tra vigili e cittadini (lo aveva detto anche Bartoli): ma oggi, evidentemente, non ricorda più e altro tempo frastorna la sua memoria, come scriverebbe il Montale. Don Bert si ferma all’alienazione dei beni e agli oneri di urbanizzazione perché sa che:
a) di beni da alienare il Comune ce ne ha più pochi e poi basta, magari perché altri sono invendibili;
b) di oneri di urbanizzazione il Comune non ne beccherà più, anche in dipendenza dal fatto che, grazie allo «Stop al cemento» che fa parte del programma elettorale di Bertinelli stesso, di entrate di quel tipo chi ne potrà più parlare? Finita l’ex-Breda, finito tutto.
5. Lavoro. Breda non si svende. Sforzo per il turismo. Don Samuele stavolta parla meglio: non dice la Breda non si vende; si limita a dire che non si svende. Il che cambia assai la prospettiva. E ne tengano presente anche gli operai, sempre manovrati dalla politica locale perché restino sospesi a un filo e sul filo del rasoio. Per quanto attiene al turismo… beh, lasciamo perdere. Chi vivrà vedrà.
Siamo arrivati finalmente in fondo a questo commento irriverente.
Non è, credo, un commento molto pasquale. Ma dirò la verità: in altro modo deve parlare (e lo ha fatto, vedo) il Vescovo Mansueto Bianchi – a cui, magari, tirerò (come dice lui) una sciabolata in altro momento, tra un po’.
Noi giornalisti – e chi scrive lo è, non c’è dubbio – non siamo qui per pronunciare parole e frasi edificatorie come quelle che i critici marxisti hanno sempre rimproverato al Manzoni dei Promessi Sposi: siamo qui per riflettere e per fare riflettere; anche se poi qualcuno  pretenderebbe che stessimo zitti e, per farci tacere, prova a minacciarci (ma direi con ben scarso risultato, se non addirittura con l’effetto opposto) con il Tribunale in mano.
Buona Pasqua a don Samuele, presto accompagnato (come scrivono) dai big che campano alle nostre spalle e alle spalle del popolo lavoratore!

P.S. – Al momento di pubblicare, mi è giunto un intervento di Umberto Semplici che troverete al link http://umbertosemplici.blogspot.it/2012/04/bric-brac.html. Semplici fa gli auguri a Bertinelli. Si può essere d’accordo o no, ma lo scritto mi pare interessante. E lo suggerisco ai lettori.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 8 aprile 2012 - Pasqua - © Quarrata/news 2012]

1 commento:

  1. Mi sembra che il programma (perlomeno a quanto si può vedere dal Tirreno) sia perlopiù dedicato ai massimi sistemi: per carità, nel grande ci sta anche il piccolo, certo è che qualche dato più concreto a mio parere non ci sarebbe stato male (ma forse nella versione ufficiale e definitiva si scenderà un po' più nei dettagli). Mi viene una riflessione per quanto riguarda il traffico e la prospettiva di ampliare la zona pedonale fino alle mura. Non amo il traffico, non mi piacciono le strade intasate dalle macchine, non mi piace lo smog. Però, come tanti, per necessità mi tocca andare a Pistoia in centro (la città non è un'eterea Gerusalemme Celeste abitata da angeli, ma un capoluogo di provincia, ci sono tante scuole, il tribunale, studi professionali e medici, negozi...); a volte anche per piacere, per fare una girata. E per farlo, è inutile negarlo, bisogna prendere la macchina. Gli autobus, ormai è un paio d'anni, sono stati praticamente dimezzati. La mattina presto e verso l'ora di pranzo è impossibile prenderli perché sono intasati dagli studenti; in altri orari, soprattutto nel tardo pomeriggio, sono più accessibili, ma con sopra una fauna umana (rigorosamente non pagante biglietto: basta vedere le fughe non appena si profila all'orizzonte uno dei rarissimi controllori) che, sinceramente, me ne fa vivamente sconsigliare l'uso a figlie e nipoti. Senza contare che parecchie le linee oggi scaricano i passeggeri alla stazione, e per arrivare in Piazza San Francesco c'è da prendere il famigerato Micco, magari aspettando venti minuti sotto l'acqua o al freddo prima che ne passi uno. E non è che la situazione sia ottimale neanche a prendere la macchina, già ora. Per parcheggiare senza stare due ore a girare bisogna metterla molto lontano: Cavallotti, Pertini, allo Stadio, magari al Cellini. Camminare fa bene, è vero, però non è sempre il massimo della comodità, soprattutto magari per chi non è ancora invalido, ma non è nemmeno più giovanissimo. Figuriamoci ad aumentare ancora le zone pedonali...
    Insomma, vanno bene i massimi sistemi, ma cerchiamo di calarci un pochino anche nella vita reale, prima di tentare di dare vita alla Città del Sole, alla Nuova Atlantide o alla Repubblica di Platone, per piacere. Prima creiamo servizi pubblici e infrastrutture decenti, e poi, eventualmente, facciamo tutte le zone pedonali che si vogliono. Perché qui non vorrei che a forza di guardare le stelle mentre si cammina si finisse per cascare in un tombino aperto...

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