giovedì 5 aprile 2012

VOGLIAMO IMBAVAGLIARE LA STAMPA?


di Edoardo Bianchini

PISTOIA. Ci credo che Pistoia (ma anche il contado) vorrebbe mettermi la museruola, il bavaglio o il nastro adesivo sulla bocca. Ci credo che qualcuno vedrebbe molto bene che mi fosse mozzata la testa – ed è per questo che, in diversi, mi attaccano su più fronti e versanti in una sorta di ‘caccia di branco’: del resto, si dice, l’uomo è un politicòn zòon, un affare che ama imbrancarsi.
Quando non sanno che altro dire, magari, mi scrivono che sono un pessimo giornalista perché non so fare altro che stare a sentire le voci (ma anche qualche santo e qualche mistico le udiva, o no?) o altrimenti… ma questo però ve lo racconterò un’altra volta.

Oggi leggo Il Tirreno e quello che ha scritto Fabio Calamati in «Gli “Indipendenti per Pistoia” si presentano. La lista è promossa da Bardelli (ex Pdl) e Gestri (ex Forza Italia) ma appoggia Bertinelli» e ripenso a tre miei interventi sulla signora Francesca che risalgono rispettivamente al 13 febbraio, 27 febbraio e 2 marzo: ben più di un mese fa.
L’avvenente professoressa – che non si ricandida – era già stata presentata, da me, come possibile sostenitrice di Bertinelli.
Al mio primo intervento, mi scrisse e disse che erano solo chiacchiere e dicerie dell’untore.
Fu ribeccata una seconda volta e – come il genio del Manzoni dinanzi al Bonaparte –, tacque (cosa bruttina, purtroppo).
Al terzo la situazione fu chiara in tutta la sua evidenza.
Oggi se ne accorge anche il collega del Tirreno, che ringrazio perché – visti gli esiti – è come se mettesse la sua firma di avallo sotto tre assegni che avevo staccato diverso tempo fa, quando ancora nessuno ci pensava neppure.
Embè? Direte.
Embè niente. Ma proprio niente.
Solo che i politici non hanno faccia – lasciatemelo dire.
Anche la signora Francesca poteva farsi avanti e, senza mezzi termini, quando fu chiamata in ballo, avrebbe potuto semplicemente ammettere quello che oggi dice ai giornali: avrebbe anche evitato, credo, di sentirsi – come si dice – ‘tirare per la giacchetta’.
C’è qualcosa di male a spingere Bertinelli? Io non lo farei e l’ho sempre detto: ma non posso certo mandare al patibolo chi lo fa, anche se, magari, Mazzieri la potrebbe pensare diversamente (ovviamente sbagliando).
Mi rompe solo vedere che tutti questi politici del rinnovamento e della ricerca del genuino rapporto fra “base per altezza diviso due”, facciano tutti come Simon Pietro, il patriarca di Benedetto XVI.
Sì, proprio come lui che (in questi giorni di Passione la metafora è adattissima) rinnegò Cristo tre volte prima che il gallo cantasse.
Ci credo che Pistoia (ma anche il contado) vorrebbe mettermi la museruola, il bavaglio o il nastro adesivo sulla bocca.
C’è qualcuno che rompe le scatole più di chi ci picchia?

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[Giovedì 5 aprile 2012 - © Quarrata/news 2012]

1 commento:

  1. "Il giornalista deve rispettare, coltivare e difendere il diritto all'informazione di tutti i cittadini; per questo ricerca e diffonde ogni notizia o informazione che ritenga di pubblico interesse, nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile.
    Il giornalista ricerca e diffonde le notizie di pubblico interesse nonostante gli ostacoli che possono essere frapposti al suo lavoro e compie ogni sforzo per garantire al cittadino la conoscenza ed il controllo degli atti pubblici.
    La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell'editore, del governo o di altri organismi dello Stato".

    E' l'inizio della "Carta dei doveri del giornalista". Datata 1993, me la ricordo volentieri perchè in quel periodo ero consigliere nazionale dell'Ordine e contribuii a votarla.

    Credo vada ricordata a chi ha a noia, ovunque ciò accada, il libero esercizio della nostra professione.

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