di Edoardo Bianchini
PISTOIA. Ci credo che Pistoia (ma anche il contado) vorrebbe
mettermi la museruola, il bavaglio o il nastro adesivo sulla bocca. Ci credo
che qualcuno vedrebbe molto bene che mi fosse mozzata la testa – ed è per
questo che, in diversi, mi attaccano su più fronti e versanti in una sorta di ‘caccia
di branco’: del resto, si dice, l’uomo è un politicòn zòon, un affare
che ama imbrancarsi.
Quando non sanno che altro dire,
magari, mi scrivono che sono un pessimo giornalista perché non so fare altro
che stare a sentire le voci (ma anche qualche santo e qualche mistico le udiva,
o no?) o altrimenti… ma questo però ve lo racconterò un’altra volta.
Oggi leggo Il Tirreno e quello
che ha scritto Fabio Calamati in «Gli “Indipendenti per Pistoia” si presentano.
La lista è promossa da Bardelli (ex Pdl) e Gestri (ex Forza Italia) ma appoggia
Bertinelli» e ripenso a tre miei interventi sulla signora Francesca che
risalgono rispettivamente al 13 febbraio, 27 febbraio e 2 marzo: ben più di un
mese fa.
L’avvenente professoressa – che non si ricandida
– era già stata presentata, da me, come possibile sostenitrice di Bertinelli.
Al mio primo intervento, mi scrisse e
disse che erano solo chiacchiere e dicerie dell’untore.
Fu ribeccata una seconda volta e – come
il genio del Manzoni dinanzi al Bonaparte –, tacque (cosa bruttina,
purtroppo).
Al terzo la situazione fu chiara in
tutta la sua evidenza.
Oggi se ne accorge anche il collega del
Tirreno, che ringrazio perché – visti gli esiti – è come se mettesse la
sua firma di avallo sotto tre assegni che avevo staccato diverso tempo fa,
quando ancora nessuno ci pensava neppure.
Embè? Direte.
Embè niente. Ma proprio niente.
Solo che i politici non hanno faccia –
lasciatemelo dire.
Anche la signora Francesca poteva farsi
avanti e, senza mezzi termini, quando fu chiamata in ballo, avrebbe potuto
semplicemente ammettere quello che oggi dice ai giornali: avrebbe anche
evitato, credo, di sentirsi – come si dice – ‘tirare per la giacchetta’.
C’è qualcosa di male a spingere
Bertinelli? Io non lo farei e l’ho sempre detto: ma non posso certo mandare al
patibolo chi lo fa, anche se, magari, Mazzieri la potrebbe pensare diversamente
(ovviamente sbagliando).
Mi rompe solo vedere che tutti questi
politici del rinnovamento e della ricerca del genuino rapporto fra “base per
altezza diviso due”, facciano tutti come Simon Pietro, il patriarca di
Benedetto XVI.
Sì, proprio come lui che (in questi
giorni di Passione la metafora è adattissima) rinnegò Cristo tre volte prima
che il gallo cantasse.
Ci credo che Pistoia (ma anche il
contado) vorrebbe mettermi la museruola, il bavaglio o il nastro adesivo sulla
bocca.
C’è qualcuno che rompe le scatole più
di chi ci picchia?
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 5 aprile 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
"Il giornalista deve rispettare, coltivare e difendere il diritto all'informazione di tutti i cittadini; per questo ricerca e diffonde ogni notizia o informazione che ritenga di pubblico interesse, nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile.
RispondiEliminaIl giornalista ricerca e diffonde le notizie di pubblico interesse nonostante gli ostacoli che possono essere frapposti al suo lavoro e compie ogni sforzo per garantire al cittadino la conoscenza ed il controllo degli atti pubblici.
La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell'editore, del governo o di altri organismi dello Stato".
E' l'inizio della "Carta dei doveri del giornalista". Datata 1993, me la ricordo volentieri perchè in quel periodo ero consigliere nazionale dell'Ordine e contribuii a votarla.
Credo vada ricordata a chi ha a noia, ovunque ciò accada, il libero esercizio della nostra professione.