di Luigi
Scardigli
Da Porretta, in mezz’ora, si scende a Pistoia; per andare a
Bologna invece, di tempo, ne occorre quasi il doppio. Anche la distanza,
rispetta tutto sommato l’equazione temporale di percorrenza: Porretta-Pistoia
35 chilometri, Porretta-Bologna, 60. Però, al di là dell’inflessione, lenta e
musicale come quella che domina in massima parte dell’Emilia, anche
giuridicamente, Porretta – che appartiene alla provincia bolognese –, con Pistoia, oltre ad un tratto appenninico, ha ben poco
da spartire.
La grande differenza tra le due realtà si evince anche –
eccome – da come, in questi 25 anni, la popolazione indigena dell’importante
centro riabilitativo e termale abbia gestito il suo, appropriandosene quasi
completamente, Festival musicale.
Grande merito, della longeva fortuna di questo
importantissimo appuntamento soul e rythm and blues, lo si deve, prima di
tutto, a Graziano Uliani, direttore artistico dell’evento. Ma senza la pacifica
e costruttiva connivenza dell’intera gente del posto – dai commercianti agli
albergatori, dai residenti sistematici a quelli stagionali, comprese le forze
dell’ordine – probabilmente, le cose non sarebbero durate così tanto e in
modo così armonioso. Certo, aspettative diverse, tra organizzatori, musicisti e
fruitori, musica decisamente più familiare e meno dispersiva, seppur sempre
terribilmente coinvolgente, verissimo. Ma è l’armonia che regna durante il
Festival che trasforma la manifestazione in una vera e propria festa di paese,
dove ognuno è orgoglioso di dire e dare il proprio contributo.
Giovedì, a partire dalle ore 20:30, si aprirà la 25esima
edizione del Porretta Soul Festival,
un prologo tutto femminile e gratuito, che introdurrà la vera tre giorni della
manifestazione, con un costo del biglietto di 25 euro a sera o di 65 se in
abbonamento per tutta la durata. E non è dei grandi nomi che allieteranno il
cartellone di questo primo quarto di secolo, che voglio parlarvi, ma proprio di
una delle ladyformazioni impegnate nel gratuito anticipo.
Delle Real Mother
Funkers, per l’esattezza, un gruppo di vecchie, ma giovanissime amiche che
iniziano, con ragione, a crederci. Veronica De Simone è la voce, ma anche l’anima,
del quintetto, che si affida alla timidezza ormai svanita di Valentina Bartoli
– sempre più a proprio agio con le keyboards e l’organo Hammond –, alla graffiante aggressività di Francesca Fruitz Chiti, con Luna Figliè alla
batteria e suo fratello, unico mister della band, alla chitarra.
Lo show della Mother Funkers si inserisce, perfettamente,
nell’ottica della prima serata, prologo al tema dell’edizione vera e propria
che si snoderà dal giorno successivo, venerdì, fino a domenica, un’edizione,
questa, dedicata ad uno dei più grandi che abbia calcato il piccolo e
vertiginoso anfiteatro della località, Otis Redding. Giovedì, infatti, il parco
Rufus Thomas – un’intitolazione questa che potrebbe suggerire qualcosa ai
cugini pistoiesi – sarà letteralmente invaso da signore e signorine, perché il tema
della serata è Le donne nel soul.
Prima di loro infatti, The Sweethearts of
Australiae subito dopo Soul Stirring
Sound – band che si è garantita un posto al Rufus Thomas come vincitrice
della selezione, naturale, ma giurata, del concorso Libera la Musica.
Vi suggerirei di non mancare anche se per assistere alle tre
performance ci fosse da pagare, simbolicamente, anche un solo euro: è tutto
gratis, invece, anche la voglia di stare insieme, pensate, fuorché i panini e
le birre, distribuiti e versate a prezzi modici!
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Martedì 17 luglio 2012 - © Quarrata/news 2012]
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