domenica 11 novembre 2012

MA QUALE ACCORDO UNANIMISTICO? UNIONE (RIPARATRICE) FORZATA

di Marco Ferrari

Frenesie da matrimonio ma navigazione solo a vista – E i dipendenti della Comunità Montana sono stati trattati come dei ‘pacchi da deposito’

SAN MARCELLO-MONTAGNA. Da circa una settimana, la frenesia che aveva colpito i nostri amministratori ad inizio di quest’anno intenti, non si è capito se a fare o non fare l’Unione dei Comuni, si è ripresentata in forma più acuta che mai.
L’argomento, non ci crederete, è ancora l’Unione.
A questo giro, però, stando alla legge, non hanno scampo: l’Unione s’ha da fare.

I novelli sposi potranno combinarne di tutti i colori, potranno persino dimenticarsi gli anelli – perché verranno da sé. Potranno, giusto per portare degli esempi beninteso, puramente casuali, dimenticarsi di firmare lo Statuto oppure potranno dimenticarsi d’istituire gli organi collegiali, ma sarà lo stesso.
Queste mancanze saranno solo dettagli: il Celebrante, la Regione Toscana, procederà d’ufficio e entro il 2013 i Comuni saranno obbligati all’esercizio associato dei servizi.
È questa infatti la sostanza del art. 19 del D.L. 6 luglio 2012 n. 95.
Nelle poche, chiare e stringate righe del comma 5 si legge: “Nel termine perentorio del 31 dicembre 2013, la regione provvede, secondo il proprio ordinamento, a sancire l’istituzione di tutte le unioni del proprio territorio [omissis]. La regione provvede anche in caso di proposta di aggregazione mancante o non conforme alle disposizioni di cui al presente articolo”.
Potrebbero anche non fare niente; potrebbero evitare di scomodare le Giunte a votare atti costitutivi, statuti e componenti e poi ancora il nuovo atto costitutivo e lo Statuto già votato ma per qualche motivo modificato e poi i nuovi componenti di maggioranza ed opposizione.
Pensateci... più che una provocazione è un consiglio: fermatevi non fate niente.
Le vocine carbonare di corridoio sussurrano che tutto era previsto. La mancata trasformazione della Comunità Montana in Unione dei Comuni Speciale è stata volontariamente fatta fallire per non accollarsi i famosi 250.000 euro per incamerarne dai 250 ai 300 mila euro e, leggete cosa afferma l’ex-sindacalista Melani dalle colonne de Il Tirreno di oggi, “senza prendere in carico il personale dipendente che passerà alla Provincia”.
Dipendenti, dunque, trattati come pacchi da rifilare a qualche altro ente.
Domanda: ma gli stipendi di questi dipendenti in fin dei conti su chi gravano? Non sono in ultima istanza sempre i cittadini e il sistema Italia nel suo complesso a pagare? Ed è giusto che chi non ha saputo governare a dovere faccia pagare il conto ad altri che poi sono sempre i soliti?
Non sarebbe veramente il caso di fare un time-out di riflessione, riordinare le idee, spiegare soprattutto cosa è avvenuto fino ad oggi, in modo da capire cosa ci aspetta domani e affrontare così le prossime e impegnative sfide con l’unico obbiettivo di rilanciare la Montagna?
Per ora, invece, si naviga – se si naviga – a vista.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 11 novembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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