di Edoardo Bianchini
Le troppe cose che non convincono in
certe vicende del Comune di Pistoia
PISTOIA. In buona sostanza stamattina il collega Massimo Donati del Tirreno
ci riepiloga la storia che ha portato Luciano Del Santo dinanzi al giudice, e
ci spiega che la dottoressa Mele non può prescindere dall’ascoltare l’ex
direttore generale, il dottor Renzo Ferri, che dal Del Santo ricevette una
memoria sui fatti non risultante agli atti processuali.
Per rinfrescare la memoria ai nostri
lettori, riportiamo per loro alcuni altri particolari significativi nella
vicenda – anche se il nostro intento principale, in questo caso, non è certo
quello di rimettere la storia a pulito e in bella calligrafia.
Prima, però, di fare alcune
considerazioni dettate da ragionamento e logica, riprendiamo brevemente lo
sviluppo dei fatti.
Il 2 settembre 2009, 8 consiglieri comunali di Pistoia presentano formale
denuncia alla Procura affinché si procedesse «ai sensi di legge per il delitto
di cui all’Art. 476 c.p., e comunque per tutti i reati» che sarebbero stati
ravvisati in concreto «nei confronti di chiunque risulterà responsabile, a
qualsiasi titolo, dei fatti esposti».
Gli otto consiglieri erano Alessio
Bartolomei, Margherita Semplici, Alessandro Tomasi, Daniela Simionato, Andrea
Fusari, Fabrizio Geri, Lorenzo Lombardi e Giampaolo Pagliai.
La dinamica dei fatti si era sviluppata così: il 17 agosto 2009 il consigliere
Alessandro Tomasi otteneva una copia della «proposta di candidatura dell’Ing.
Luciano Del Santo a ricoprire l’incarico dei enti e società partecipate del
Comune, presupposto questo indispensabile per la regolarità della successiva
elezione dell’Ing. Del Santo alla Presidenza di Copit S.p.a., avvenuta in data
13 agosto 2009».
A questo punto, ottenuta la copia ed
esaminàtala, i consiglieri si rendono conto che Del Santo aveva chiesto solo di
essere nominato in Far. Com. S.p.a., le farmacie comunali. Tale domanda recava
il protocollo del Comune con data 14 aprile 2009.
Del Santo, dunque, non aveva chiesto di
essere nominato in Copit. E ciò fa immediatamente scattare polemiche sulla
stampa, finché, qualche giorno dopo, il 20 agosto 2009 il Consigliere Tomasi
richiede e ottiene una nuova copia della domanda di Del Santo: una copia che,
pur portando lo stesso numero di protocollo e la stessa data del 14 aprile
2009, risulta corredata da un curriculum professionale allegato che – come si
legge nell’esposto denuncia degli 8 consiglieri – «a pagina 3 del curriculum
vitae […] era stato aggiunto un capoverso nel quale era espressa la
dichiarazione di disponibilità di assumere l’incarico di amministratore anche
di altri enti o società partecipate e non più nella sola Far. Com. S.p.a.».
Nel frattempo lo stesso Del Santo aveva
ammesso pubblicamente – sulla stampa – di aver modificato il suo curriculum
intorno al 10 o all’11 agosto 2009 e cioè «ben oltre la scadenza del termine
per la presentazione delle autocandidature , spirato il 19 giungo 2009», vale a
dire ben due mesi prima.
Il resto è noto e pacifico e consiste
nel rinvio a giudizio di Del Santo – che nel frattempo, e nonostante tutto, è
rimasto al suo posto al Copit – e di Giovanni Lucarelli, ex capo del messi
comunali, andato in pensione.
Ed eccoci alle riflessioni su questa vicenda che – per suoi aspetti costitutivi non
secondari – non si discosta da un regime comportamentale che sembra
caratteristicamente omogeneo del Comune di Pistoia e non solo.
Proviamo ad accostarla, questa storia,
a tre altre vicende cronologicamente più recenti, ma altrettanto significative:
1. la questione degli Untouchables
2. ancor prima, la questione Mazzotta
3. la storia del vigile urbano che
aveva falsificato verbali di incidenti stradali facendosi pagare.
Una costante che sembra accomunare l’affare
Del Santo con le altre tre vicende – stante anche tutto quello che abbiamo sin
qui letto sulla stampa: e quindi di dominio pubblico – è che nel Comune di
Pistoia, nonostante la pubblicità della fama e dei fatti (giornali e non solo),
nessuno sembra mai essersi accorto di niente: è stato – come avrebbe detto il
consigliere Pagliai – come se nessuno degli amministratori, e non solo, non
sapessero leggere o fossero troppo occupati in altro per seguire le vicende
della città.
Sta di fatto che Mazzotta e il vigile
urbano furono rimossi dai loro posti politico-amministrativi istituzionali,
solo dopo dirompenti prese di posizione delle opposizioni: o altrimenti tutto
sarebbe restato com’era.
L’esposto-denuncia |
Ma l’analogia più eclatante e
macroscopica, a nostro avviso, la questione Del Santo la presenta con la vicenda
degli Untouchables laddove, nell’elenco delle responsabilità individuali,
oltre ai diretti interessati (Del Santo/imprenditori-costruttori), dalla parte
del Comune di Pistoia compaiono solo due dipendenti (uno di massimo livello, l’ingegner
Evangelisti; l’altro di area ben più modesta assai, il capo dei messi
Lucarelli): e soltanto loro, senza nessun’altra figura che gli faccia da
contorno e compagnia.
Allora è davvero un paradiso, il Comune
di Pistoia. Un fondale di scena serafico quasi simile a certe immagini arcadiche
o che si vedono negli opuscoli dei Testimoni di Geova: natura rigogliosa, fiori
di pesco, fiere feroci ammansite dall’aura della serenità più olimpica in cui
si muovono, felici e sorridenti, gli esseri umani.
Insomma: Del Santo viene scelto come
Direttore Generale del Copit e nessuno si accorge del fatto che, alla data
dello spirare della domanda, l’ingegnere non ha presentato un fascicolo
amministrativamente ineccepibile: anzi. Proprio lui ammette sulla stampa – come
si legge nella denuncia degli otto – di aver corretto il proprio fascicolo «intorno al giorno 10 o 11 agosto del 2009» e non gli succede nulla neppure sotto il profilo delle
responsabilità di natura amministrativa.
Dunque: come lavorano gli uffici del Comune?
E non vi sembra – a lume di naso – che ci sia qualcosa che non quadri
perfettamente, se è vero che il diritto (qualsiasi diritto: penale, civile, amministrativo,
contabile) è, in primo luogo, logica e ragionamento?
Ma una cosa ancor più straordinaria e
stupefacente, che ci ha sin qui lasciati a bocca aperta, è il fatto che abbiamo
scoperto che il Comune di Pistoia non è guidato e tenuto sotto sorveglianza
dalle decisioni e dalla cura della sua struttura verticale amministrativo-politica
(direttore generale, segretario generale, politici eletti dal popolo), ma dall’arbitraria
volontà – che sembra, dai fatti, essere nient’affatto retta, ma più spesso
obliqua – di personaggi che decidono in proprio a dispetto dei santi e, in
questa vicenda, a favore di Del Santo: un ingegner Evangelisti, un capo dei
messi comunali, un consigliere comunale e un vigile che falsifica verbali di
incidenti, i quali tutti restano al loro posto e sembrano avere più potere dei sorveglianti,
dei politici-filosofi che governano, delle guardie che dovrebbero controllare –
in metafora, s’intende – il carcere tutto.
E come cosa che torna men che mai,
senza nulla togliere a Giovanni Lucarelli e ai suoi meriti di capo dei messi, ci
siamo chiesti, finora, scervellandoci, come sia stato possibile (se non abbiamo
capito male) che l’amministrazione Berti gli abbia insaporito la sua ‘festa di
pensione’ con la presenza di una banda che ha suonato per lui.
Ma cose come queste, in un qualsiasi
altro Paese che non fosse l’Italia, potrebbero mai succedere?
O siamo noi ad essere troppo maliziosi?
Versione 17 agosto 2009
Versione 20 agosto 2009
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[Giovedì 15 novembre 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
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