PISTOIA. O se non è finita, sta
finendo.
È
Pasqua, ma non dobbiamo per forza volerci bene. Anzi: meglio è che ciascuno di
noi esprima, senza tanti mezzi termini, quello che pensa del proprio ‘fratello’.
Personalmente
dico – con il titolo di un Gianni Moretti, 1985 – La messa è finita.
Non
mi importa stare a sentire i proclami, le difese, gli impegni, le esternazioni
di intenti di nessuno dei nostri beneamati padroni politici di qui e di là,
di Pistoia e i Roma.
La
messa è finita,
ripeto.
Le
chiacchiere su Hitachi o su China Southern Railway altro non fanno che ribadire,
di giorno in giorno, quello che sto dicendo da mesi sulla Breda: che cioè la
Breda è bell’e stata venduta. Lo è stata con l’anima, se non altro: e presto lo
sarà con il corpo.
È
Pasqua e la metafora si attaglia perfettamente: la Breda è stata venduta per 30
denari falsi da una politica locale che iniziò a mollarla quando, pur di non
perdere le redini di una biga che cominciava ad essere tirata da somari e non
più da cavalli di razza, si decise di appaiarla a Napoli.
Ve
lo immaginate il peso (non piuma, ma micro) di Pistoia, accanto a un massimo
della portata di quella città che nessun Governo mai è riuscito ad
addomesticare?
La
messa è finita.
È solo questione di tempo. E, a mio avviso, il tempo inizierà davvero a scadere
da dopo le elezioni amministrative.
Leggete
le dichiarazioni di Bertinelli al Tirreno e capirete – come ho scritto
altrove – che anche l’uomo del fato non parla più di non vendere, ma di
non svendere. Che è ben diversa cosa.
Le
parole hanno il loro peso: non lasciatevi fuorviare. Ed è probabile perfino che
loro ne sappiano più di noi – dove loro sta per “i politici di
qui”, onde il lieve mutare oratorio di chi, parlando, lo fa servendosi dei ‘Rotoloni
Regina’.
Comunque
vada – e pure alla faccia della Letizia che commenta questi post non senza
rabbia trasformata in acida, sarcastica derisione –, la Breda smetterà di avere
l’importanza autonoma che finora le è stata data dai cialtroni che niente hanno
fatto per risanarla davvero, fino in fondo e per sempre.
Perché
1. se sarà comprata dalla
General Electric (il silenzio attuale su questo nome non è affatto
significativo, credo), gli operai dovranno correre un bel po’ ‘all’americana’, e
non è detto che ce la facciano a riprendere il ritmo, ammesso che il colosso Usa
non miri solo all’Ansaldo Sts e che, fatto l’acquisto, la Breda venga congedata
in 24 ore;
2. se sarà comprata dalla
Hitachi, la palla rossa del sole nascente, simbolo sulla bandiera di quel
Paese, non sarà molto propensa a permettere ai pistoiesi di stare a suonare gli
organi Agati-Tronci, anche se piacciono tanto all’imperatrice;
3. se sarà comprata dalla China
Southern Railway, l’arrivismo liberista senza scrupoli di chi sta mangiando il
mondo a pezzi e bocconi, non farà dimenticare alle tute blu di Pistoia il
pragmatismo machiavellico di piazza Tienanmen: per quei signori, infatti, il
lavoro è lavoro e basta – e ce lo fanno vedere quando i Carabinieri chiudono
qualche loro laboratorio clandestino.
Negli
anni 70 la “simpatia cinese” era una sindrome di molti italiani – sindacati compresi.
Presto, magari, vedremo quant’è bello La Cina è vicina di Marco Bellocchio
(1967).
Ma
La messa è finita – ha voglia la Fiom a storcere il naso…
Edoardo Bianchini
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[Domenica
8 aprile 2012 - Pasqua - © Quarrata/news 2012]
Quando Bartoli diceva, in campagna delle primarie, che era opportuno vagliare con grande onestà e senza ideologismi preconfezionati qualsiasi ipotesi possibile sulla Breda, compresa la sua vendita, fu mangiato vivo dai maggiorenti del suo stesso partito (Bertinelli no, perché non dice mai niente). Ovviamente nessuno, oggi, mangia nessuno. Come di dice: Canis canem non est.
RispondiEliminaTorno sul punto.
RispondiEliminaSe la Breda finisce, anche Pistoia cambia.
E non sarebbe male dopo così lungo e insopportabile Medioevo.
e.b. blogger
Sono d'accordo con Lei, gentile professore. Come sempre, del resto.
EliminaSaluti.