di Luigi
Scardigli
Anche la formula ‘tre giorni-lungo week
end’ forse va rivista
Nemmeno le seggioline, con tanto di postazioni numerate,
adottate per la terza ed ultima serata, hanno evitato alla 33esima edizione del
Festival Blues di Pistoia di non poter ambire di passare alla storia come una
di quelle da non dimenticare.
Non è un attacco all’organizzazione del Festival, ma visto e
considerato che il meglio è passato,
come diceva Ennio Flaiano, sarà bene che si inizi a ristudiarla, questa
manifestazione. A cominciare dagli artisti: Faccini e Nutini, forse, non meritano
un sabato, più consono a Ben Harper o ad un Lenny Kravitz della situazione;
alcuni musicisti pistoiesi non sono più degli adolescenti che provano ad
emulare il bluesman di turno: sono a loro volta artisti stimati in tutti
Italia.
Proviamo a sdoganarli, con la complicità della città tutta
durante l’inverno e poi a luglio, offriamo loro il palco a notte fonda; ci
vorrebbe forse un po’ più di attenzione e di acume imprenditoriale: la scorsa
settimana, a Prato, c’è stata Maria Gadù; il 23, al teatro Romano a Fiesole,
sarà la volta di Gilberto Gil e due giorni dopo, il 25, sempre a Firenze,
arriva la voce più bella del mondo, Rachelle Ferrell: anzi, un consiglio, non
ve li perdete, soprattutto la 51enne cantante newyorkese, una delle vocalist
più belle che ci siano in circolazione; scarseggiano le donne – mi riferisco alle artiste, non alle spettatrici –, al Festival: troppo poche e le loro voci, sovente,
giustificano il prezzo del biglietto.
La formula Obbietivo Blues’In va anche bene, ma è
profondamente ingiusto illudere un
gruppo che si eccita all’idea di suonare in piazza del Duomo, non sapendo che
lo farà alle 18,30, quando aprono i cancelli, per nemmeno cento persone; ci
sono Il Bolognini, che latita e l’Auditorium, che deve essere riaperto, che servono
a questo.
Anche la formula tre giorni, lungo week end, forse, va
rivista; sarebbe meglio concentrare gli sforzi su tre serate distinte, ma senza
cercare di fare un nome degno di cartellone con tre, quattro mezzi nomi: la
fama non è un’equazione algebrica.
Disponibilità economiche. Se piove di quel che tuona, non
voglio nemmeno immaginare chi saranno i nomi dei prossimi Festival: Donatella Rettore e Bobby Solo potrebbero essere un lusso. Però, in questa città, che è
la città delle piante – c’è anche scritto su un cartellone pubblicitario
autostradale, a pochi chilometri dall’uscita di Pistoia – a tutti gli ortovivaisti
si potrebbe anche chiedere di fare un piccolo sforzo e finanziare il Festival,
che, non dimentichiamocelo, dovrebbe diventare cosa nostra, proprio come una delle aziende che funziona meglio nel
nostro Paese.
E senza fare intervenire l’ingegner Evangelisti…
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 16 luglio 2012 - © Quarrata/news 2012]
Nessun commento:
Posta un commento
MODERAZIONE DEI COMMENTI
Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.