di Luigi
Scardigli
Per capire cosa sia Nick (Becattini) quando suona la
chitarra in un contesto tanto nobile, seppur illuminato dal sole al tramonto,
anziché dai riflettori, quanto lo è il palco di piazza del Duomo ad un Festival
Blues, basta guardare lo sguardo attonito, impietrito, estasiato, di Michele
Beneforti e Daniele Bronzini, due suoi fidi allievi. A questo poi occorre
necessariamente aggiungere che con il microfono stretto tra le mani, in una
danza al limite dell’erotismo, c’è Ty Leblanc e che attorno ad una delle voci
più interessanti del terzo millennio ci sono il professor Vannicelli, alla
batteria, Guarnera, all’Hammond e Price, al basso, nonché due coriste, bianche,
ma oneste.
È la fotografia della terza ed ultima serata del 33esimo
Festival Blues di Pistoia.
Prima di loro, a presentare il Cd uscito qualche mese fa, un’altra
bella formazione parecchio toscana, i Four
Funk, orfana della sei corde autodidatta Andrea Braido, presente nella
registrazione.
Salto a piè pari Ranfa e compagni, perché ho l’obbligo
morale, professionale e passionale di scrivere di Ty Leblanc e della sua carica
emotiva, scandita da un diaframma inconfondibilmente creolo e da una sintonia
strumentale sul palco che merita, senza usare condizionali, un’atmosfera meno
familiare e più profonda.
Anche loro, la band di Ty, nella mezz’ora a disposizione,
hanno scarrellato alcuni motivi della loro incisione, omonima della cantante, catapultata
sul mercato recentemente e che ha già raccolto, al di là degli apprezzamenti
nostrani, ma non casalinghi (ho recensito il Cd appena Nick me lo ha dato prima
che uscisse in vendita), tutto il plauso di pubblico e critica.
Certo la piazza non era ancora gremita, ma ho il terrore che
come è successo venerdì, al cospetto della leggenda B.B. King e ieri, con i
britannici Faccini e Nutini, forse, il pienone non lo registri nemmeno in
questa circostanza.
Mi permetto solo di dire, e per fortuna scrivere, che una
performance tanto accattivante e gradevole quanto lo è stata quella del
progetto Leblanc, meritava, senza ombra di dubbio, calori e colori diversi,
quelli della notte, tanto per intenderci.
Non vivo i mesi che precedono la manifestazione al fianco
dell’organizzazione: provo a tenermi informato, con i fratelli Tafuro, di volta
in volta per fare imboccare la strada dell’aspettativa ai nostri numerosi e
attenti lettori. Un gruppo così rodato, con i singoli strumentisti che sono, a
loro volta, pezzi pregiatissimi per turnisti di calibro che hanno la fortuna e
la competenza per far crescere, oltre la naturale predisposizione cromatica
della pelle, una cantante brava, con un impatto scenico notevolissimo e una
modulazione timbrica degna della più illustre tradizione delle blacklady, merita, senza meno, l’illuminazione
artificiale, quella che allunga fin sul pubblico la falsa luce, ormai morta da
anni luce, delle stelle che stanno a guardare.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di L. Scardigli. Nella prima i Four Funk.
Nelle altre: Ty Leblanc, Nick Becattini e il loro gruppo.
[Domenica 15 luglio 2012 - © Quarrata/news 2012]
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