domenica 15 luglio 2012

MA PER TY SAREBBE ANDATA MEGLIO L’ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE…


di Luigi Scardigli

Per capire cosa sia Nick (Becattini) quando suona la chitarra in un contesto tanto nobile, seppur illuminato dal sole al tramonto, anziché dai riflettori, quanto lo è il palco di piazza del Duomo ad un Festival Blues, basta guardare lo sguardo attonito, impietrito, estasiato, di Michele Beneforti e Daniele Bronzini, due suoi fidi allievi. A questo poi occorre necessariamente aggiungere che con il microfono stretto tra le mani, in una danza al limite dell’erotismo, c’è Ty Leblanc e che attorno ad una delle voci più interessanti del terzo millennio ci sono il professor Vannicelli, alla batteria, Guarnera, all’Hammond e Price, al basso, nonché due coriste, bianche, ma oneste.

È la fotografia della terza ed ultima serata del 33esimo Festival Blues di Pistoia.
Prima di loro, a presentare il Cd uscito qualche mese fa, un’altra bella formazione parecchio toscana, i Four Funk, orfana della sei corde autodidatta Andrea Braido, presente nella registrazione.
Salto a piè pari Ranfa e compagni, perché ho l’obbligo morale, professionale e passionale di scrivere di Ty Leblanc e della sua carica emotiva, scandita da un diaframma inconfondibilmente creolo e da una sintonia strumentale sul palco che merita, senza usare condizionali, un’atmosfera meno familiare e più profonda.
Anche loro, la band di Ty, nella mezz’ora a disposizione, hanno scarrellato alcuni motivi della loro incisione, omonima della cantante, catapultata sul mercato recentemente e che ha già raccolto, al di là degli apprezzamenti nostrani, ma non casalinghi (ho recensito il Cd appena Nick me lo ha dato prima che uscisse in vendita), tutto il plauso di pubblico e critica.
Certo la piazza non era ancora gremita, ma ho il terrore che come è successo venerdì, al cospetto della leggenda B.B. King e ieri, con i britannici Faccini e Nutini, forse, il pienone non lo registri nemmeno in questa circostanza.
Mi permetto solo di dire, e per fortuna scrivere, che una performance tanto accattivante e gradevole quanto lo è stata quella del progetto Leblanc, meritava, senza ombra di dubbio, calori e colori diversi, quelli della notte, tanto per intenderci.
Non vivo i mesi che precedono la manifestazione al fianco dell’organizzazione: provo a tenermi informato, con i fratelli Tafuro, di volta in volta per fare imboccare la strada dell’aspettativa ai nostri numerosi e attenti lettori. Un gruppo così rodato, con i singoli strumentisti che sono, a loro volta, pezzi pregiatissimi per turnisti di calibro che hanno la fortuna e la competenza per far crescere, oltre la naturale predisposizione cromatica della pelle, una cantante brava, con un impatto scenico notevolissimo e una modulazione timbrica degna della più illustre tradizione delle blacklady, merita, senza meno, l’illuminazione artificiale, quella che allunga fin sul pubblico la falsa luce, ormai morta da anni luce, delle stelle che stanno a guardare.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di L. Scardigli. Nella prima i Four Funk. Nelle altre: Ty Leblanc, Nick Becattini e il loro gruppo.
[Domenica 15 luglio 2012 - © Quarrata/news 2012]

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