lunedì 5 novembre 2012

SANTA CATERINA. E PERCHÉ NON SI PROVA CON UN SANTO “DO UT DES”?

di Felice De Matteis

SAN MARCELLO. Avviso ai naviganti: in attesa che la Politica – quella vera – ricominci a comparire in Montagna, e non solo; in attesa che la Magistratura ci dica qualcosa sulla “macelleria” Comunità Montana; in attesa che si smetta di attendere e che si operi l’unica cultura unanimemente riconosciuta delle “ idee che diventano azione”; in attesa di un Comunone che non si farà mai, salvo ripartire dall’Unione dei Comuni che la Legge ancora permetterebbe, concentriamoci su “ Santa Caterina” in San Marcello.

Tutti riconoscono a questo complesso, adesso che sta per crollare, il simbolo di una Montagna che sta anch’essa morendo nonostante le iniziative di Sindaci che scoprono ed attuano, intelligentemente, l’unica politica che si può attualmente applicare: la sinergia di forze con versanti extra regionali più all’avanguardia e più appetitosi del nostro versante.
Valga su tutti l’accordo fatto in Abetone, fra Danti e il confinante emiliano, per uno skipass unico che possa permettere un uso turistico dei nostri impianti con “i loro impianti”; sinergie intelligenti per chi, con l’acqua alla gola e neve permettendo, cerca di porre riparo al disastro viario che caratterizza da sempre i sogni dei Don Chisciotte e dei “furbastri” del politichese da marciapiede. Anche se poi, arriva sempre un Rossi di turno.
Santa Caterina a San Marcello è “sotto tiro” dei soliti sciacalli imprenditoriali che attendono di poter acquistare un bene con tre lire, salvo poi ristrutturalo a spese ovviamente semi-pubbliche e vantarsi di avere fatto un’opera di bene.
Perché? Perché, oggettivamente, la Fondazione – brutto nome – che gestisce Santa Caterina, non ha un soldo e quindi il finale apparirebbe scontato. Ma potrebbe non esserlo se Regione, Comune di San Marcello e Fondazione Caripit si decidessero a intervenire.
Spieghiamoci meglio anche perché il Cav. Uff. Comm. Gualtierotti si possa sturare un poco le orecchie, rileggendosi l’intervista rilasciata a suo tempo a un giornalista locale, nella quale magnificava la nascita di un albergo – Il Villone – che avrebbe apportato enormi benefici alla Montagna (vedi).
Il Villone, struttura ancora in vita, mai usato e che sulla locandina promozionale sarebbe potuto essere un riferimento reale per il turismo montano, sta anch’esso andando in rovina. Non usato, non mantenuto e messo in vendita dalla Regione Toscana, fra i beni alienabili, in attesa dello squalo di turno. Che ancora gira e gira ma non si decide.
La mensa comunale che del Villone fa parte, invece, continua ad esistere con aggravio sulle risorse comunali, nonostante l’impegno del Sindaco Cormio di privatizzarla.
Parliamoci chiaro: se il Villone fosse stato Palazzo Sozzifanti, a Pistoia, state certi che qualcuno sarebbe intervenuto; la Montagna deve scegliere i suoi rappresentanti negli Enti che possono e debbono favorirla in base alle capacità e non alle tessere di partito. È chiaro? Per ulteriore chiarezza sia detto che la Caripit è presente in quasi tutti i Comuni della Montagna e di alcuni è addirittura l’istituto cassiere. Do ut des, in questo caso, non mi sembra affatto sconveniente ma, al contrario, più che ragionevole.
Proposta indecente, dunque: la Regione è la proprietaria dell’immobile messo in vendita, mai usato e mai profferto ad alcuno, la Fondazione Caripit, tramite la rappresentante designata dalla Comunità Montana, prof.ssa Gabriella Aschieri (che per questa rappresentanza percepisce un bel mazzolino di euri) ed il Comune di San Marcello potrebbero fra loro convenire di vendere il Villone, aggiungerci una “cifra” per volontà del Consiglio della Fondazione e – da parte del Comune di San Marcello – garantire il celere disbrigo delle pratiche edili ed urbanistiche in genere.
Tutto così semplice? Sulla carta, sì. Ma certi gesti di mecenatismo “per conto terzi”, cioè con i nostri soldi, quanto renderebbero in termini di voti?
La provocazione è puramente… voluta: la domanda al Presidente della Fondazione Santa Caterina, Sauro Romagnani, è schietta e diretta.
Per cortesia, Sauro, che ne pensi?

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 5 novembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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