sabato 10 novembre 2012

UNIONE DEI COMUNI COME LA ‘BELLA DI TORRIGLIA’: TUTTI LA VOGLIONO E NESSUNO LA PIGLIA – Parte Seconda


Qualcuno dovrebbe spiegare perché l’unione non si è fatta a giugno e per quale motivo la Comunità Montana fu soffocata per poco meno di un quarto di milione di euro quando era a credito – si dice – di 600mila euro da società produttrici di energia elettrica

PISTOIA-MONTAGNA. Alle 13:50 di oggi abbiamo pubblicato la notizia che aveva questo stesso titolo, esclusa l’aggiunga Parte Seconda (vedi).
Nel corso della giornata Il Tirreno ha preannunciato un servizio di Elisa Valentini (vedi immagine) dal titolo Montagna, stop al Comune unico c’è accordo sull’Unione. Le giunte sono pronte a dar vita a un ente simile alla Comunità montana.
Una chiosa va però fatta, su questo. Per chiarezza.

L’accordo non c’è e le cose non sembrano proprio stare come sostiene il quotidiano locale sulla pagina della Montagna.
L’unione è un atto dovuto per legge e verrà per forza: ma, come abbiamo scritto noi, ci sono resistenze (Danti) e incertezze (Ceccarelli, Cormio).
Che poi si debba fare, come si dice, di necessità virtù, non implica, di per sé, che questo si debba chiamare “accordo fra Giunte”.
La decisione – come scrive anche Il Tirreno – non è stata ancora ufficializzata proprio per le resistenze (e non blande) che ancora scorrono nel sangue delle Giunte stesse (Abetone in testa).
Fare una fuga in avanti, quindi, e dire che c’è accordo sull’Unione, ci sembra più che una forzatura un indice di scarsa cautela nel dare una notizia che c’è, ma ancora non c’è.
C’è da augurarsi che anche Il Tirreno – come stiamo facendo noi da giorni – incalzi i signori Sindaci della Montagna chiedendo loro perché non abbiano dato corso all’unione fin dal giugno scorso, quando cioè qualcuno mandò a dire in Regione che quella unione non s’aveva da fare.
Perché i consigli votarono a favore se poi Ceccarelli o la Cormio o chi per loro fecero sapere alla Regione che di quei voti se ne faceva una bella palla di carta straccia da gettare nel cestino?
Ecco: è questo il tema da sviluppare e l’ambiguità su cui chiamare i Comuni montani al redde rationem. Anche per dire e dare il fatto loro a quanti hanno vanificato decisioni assembleari senza che nessuno li avesse autorizzati a farlo con dei doverosi annullamenti.
E tutto questo, allora, che cosa dimostrerebbe? Che in Montagna c’è accordo per saltare, ora, all’unione a piè pari?
Si rifletta bene su questo. Come su un altro inspiegabile fatto di cui vogliamo sapere le ragioni vere e non le chiacchiere: perché fu ammazzata la Comunità poggiandole il cuscino sul viso e soffocandola per un debito di appena 230mila euro, quando essa era a credito di 600mila euro (così si legge) dalle società di produzione di energia elettrica.
Quando ci sarà risposto con ragioni plausibili, smetteremo di fare imbarazzanti domande.
e.b.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 10 novembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

1 commento:

  1. Temo proprio, blogger, che nessuno risponderà: domande troppo facili per risposte troppo difficili in una situazione, montana, sempre più misteriosa e confusa.
    A proposito: che ne dicono quelli del Dynamone?

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