di Luigi
Scardigli
PISTOIA. Scenografia minimalista, ma efficace; l’idea epica la rende
eccome, soprattutto con la dominanza dei colori pastello scuro e quegli oggetti
da effetti speciali.
La trama – ben me ne guarderei a dubitarne il peso – parla
da sola, visto e considerato che si racconta di amori e battaglie di Orlando,
Bradamante, Medoro e la corteggiatissima Angelica sullo sfondo della disputa
tra cristiani e musulmani, quella lasciata ai posteri da Ludovico Ariosto. E
loro, i narratori rieditori, Stefano Accorsi e Nina Savary, supportati dall’adattamento
di Marco Baliani, riescono ad immergersi in quegli anfratti di lingua morta e
desueta facendola a volte risorgere con una contestualizzazione che soffre, a
volte, di pindarismo.
È questo, a mio presuntuosissimo avviso, il prologo del
terzo appuntamento stagionale del Manzoni, Furioso
Orlando, che ieri sera ha registrato un nuovo confortante pienone e fatto
volare dei bravo durante lo scroscio
di applausi finale, quelli che si sono presi e portati nel camerino i due
mattatori, una coppia decisamente assortita: un ex camionista della via Emilia e un’anoressica francesina con il vizio della satira e dello stupore.
Novanta minuti serratissimi, iniziati un po’ al freddo per
il motore diesel che distingue i lavoratori dello spettacolo, ma proseguiti
sotto l’effige di una prova, alta e certosina, di perfetta conduzione
mnemonica, descolarizzata grazie all’unico piano frequenza asimmetrico della
scenografia e al buone groove che i due protagonisti godono reciprocamente.
Si capisce, dalla neutralità con la quale vi racconto la
serata, che anche questo spettacolo, come John
Gabriel Borkman e Eva contro Eva,
i primi due appuntamenti del cartellone stagionale già consumati, non mi abbia
colpito e ferito, schiaffeggiato e messo in guardia; un altro esercizio ginnico
ben presentato, con volteggi e capriole impeccabili, un’armonia esemplare, tra
suoni, sguardi pause e parentesi, un mix che porta a produzione e compimento lo
spettacolo frutto di allenamenti duri e costanti, ma senza quella auto
contaminazione, quella morte e rinascita che credo siano indispensabili
affinché un ottimo lavoro possa sdoganarsi come opera d’arte.
Il tenebroso Accorsi comunque non gliela dà certo su, come si dice dalle sue parti, inzuppando la
fruits che indossa con pregiate ed onorevoli stille di sudore; così come l’eterea
Savary, una piccola ma pungente donna che non perde occasione per difendere la
natura delle dolci metà di tutti i tempi.
A latere della rappresentazione mi corre l’obbligo di
registrare un inaspettato pienone di adolescenti, improvvisamente attratte dal
palcoscenico e non dalla televisione – sarà un caso che ci fosse il bell’Accorsi,
a recitare? –, la solita inaudita distribuzione di colpi di tosse da parte dei
presenti durante la rappresentazione – invito la Marchiani e company a
comprare, anche alla Lidl, caramelline alla menta da distribuire agli
spettatori – e la terza consecutiva assenza da parte del neo Presidente,
Rodolfo Sacchettini, egregiamente sostituito, anche ieri sera, dal suo
predecessore, Giuseppe Grattacaso, che credo stia forse ordendo o solo
confidando nell’abitudine di questa Giunta: emanare provvedimenti – mensa
scolastica, Ztl… – e poi correggerli in corso d’opera.
Cattiva, questa, eh?
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Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 17 novembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
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