venerdì 9 novembre 2012

MONI OVADIA: «LA COSA CHE MI SALVA…»


di Luigi Scardigli

L’importanza e il dovere di non essere ignoranti per comprendere il mondo

QUARRATA. Tra i suoi estimatori non ci sono fan deliranti, ma nel tempo, Moni Ovadia è riuscito a costruirsi un palazzo di fedelissimi che, ogni volta che si presenta in pubblico, non perdono occasione per rinnovargli fiducia, stima e simpatia.

È successo anche ieri sera, a Quarrata, al teatro Nazionale, dove il folksinger bulgaro ha intonato e deliziato gli spettatori con Il registro dei peccati, classica esibizione di chi, nel tempo, ha raccolto una serie di importantissime informazioni e, rimodulate, ha poi avuto il buon gusto e la capacità artistica di riscriverle.
«Questa nuova ondata di antisemitismo – mi ha confidato Moni Ovadia nel camerino del teatro quarratino, prima della applaudita esibizione – è soprattutto figlia dell’ignoranza: ogni volta che ho la possibilità di avere a che fare con un Ministro dell’Istruzione, tengo a sottolineare come nell’agenda di qualsiasi governo, più o meno tecnico, la cultura deve occupare il primo posto; non conoscere, non sapere, è uno dei più grandi delitti, che possono giustificarne poi di molti più terribili».
Elegantissimo, come al solito, anche ieri sera il monologo musicale, orchestrale, sarebbe forse il caso di dire dell’artista di Filippopoli (Plovdiv), si è risolto con una grande riflessione, semiseria, sui mali di (soprav)vivere.
«La cosa che mi salva, che mi tiene a riparo dagli andamenti di mercato, anche e non solo discografico e di spettacolo, è che ogni volta che scrivo, canto, faccio o eseguo qualcosa da proporre agli altri, è qualcosa che nasce da un’insopprimibile esigenza: non somiglio proprio a nessuno e la mia unicità non è legata se non alla mia personalità. Quando non ho nulla da dire, preferisco tacere. E aspettare».
Verrebbe fatto di pensare che il curriculum dell’artista dell’Est sia povero di informazioni, e invece è felicemente noto che l’ebreo sefardita, sessantasei anni portati con invidiabile disinvoltura, vanta un percorso artistico trentennale che spazia, con elegante raffinatezza, dal teatro alla musica, dal cinema ai festival, come un profondo conoscitore delle dinamiche dell’Est e un corretto estimatore delle possibilità, spesso gettate al vento di un Ovest stordito.

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[Venerdì 9 novembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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