di Luigi
Scardigli
L’importanza e il dovere di non essere
ignoranti per comprendere il mondo
QUARRATA. Tra i suoi estimatori non ci sono fan deliranti, ma nel
tempo, Moni Ovadia è riuscito a costruirsi un palazzo di fedelissimi che, ogni
volta che si presenta in pubblico, non perdono occasione per rinnovargli
fiducia, stima e simpatia.
È successo anche ieri sera, a Quarrata, al teatro Nazionale,
dove il folksinger bulgaro ha intonato e deliziato gli spettatori con Il registro dei peccati, classica
esibizione di chi, nel tempo, ha raccolto una serie di importantissime
informazioni e, rimodulate, ha poi avuto il buon gusto e la capacità artistica
di riscriverle.
«Questa nuova ondata di antisemitismo – mi ha confidato Moni
Ovadia nel camerino del teatro quarratino, prima della applaudita esibizione –
è soprattutto figlia dell’ignoranza: ogni volta che ho la possibilità di avere
a che fare con un Ministro dell’Istruzione, tengo a sottolineare come nell’agenda
di qualsiasi governo, più o meno tecnico, la cultura deve occupare il primo
posto; non conoscere, non sapere, è uno dei più grandi delitti, che possono
giustificarne poi di molti più terribili».
Elegantissimo, come al solito, anche ieri sera il monologo
musicale, orchestrale, sarebbe forse il caso di dire dell’artista di
Filippopoli (Plovdiv), si è risolto con una grande riflessione, semiseria, sui
mali di (soprav)vivere.
«La cosa che mi salva, che mi tiene a riparo dagli andamenti
di mercato, anche e non solo discografico e di spettacolo, è che ogni volta che
scrivo, canto, faccio o eseguo qualcosa da proporre agli altri, è qualcosa che
nasce da un’insopprimibile esigenza: non somiglio proprio a nessuno e la mia
unicità non è legata se non alla mia personalità. Quando non ho nulla da dire,
preferisco tacere. E aspettare».
Verrebbe fatto di pensare che il curriculum dell’artista dell’Est
sia povero di informazioni, e invece è felicemente noto che l’ebreo sefardita,
sessantasei anni portati con invidiabile disinvoltura, vanta un percorso
artistico trentennale che spazia, con elegante raffinatezza, dal teatro alla
musica, dal cinema ai festival, come un profondo conoscitore delle dinamiche
dell’Est e un corretto estimatore delle possibilità, spesso gettate al vento di
un Ovest stordito.
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[Venerdì 9 novembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
A me, senza offesa ,sembra un Terzani 2. O-vadia, vadia.
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