di Luigi
Scardigli
Non me ne voglia l’amico (fraterno) Silvano Martini –
responsabile della sicurezza del Festival Blues da quando si chiamava Blues’In –, ma domenica, in piazza, per la chiusura della 33esima
edizione della manifestazione sonora, sono curioso, al limite dell’eccitazione,
al pensiero di vedere e ascoltare, dopo aver letteralmente triturato il Cd, Ty
Leblanc e i suoi strumentisti.
Non me ne voglia Silvano perché immagino lui, domenica, a
cosa penserà, avendo l’onore di accompagnare sul palco di piazza del Duomo i
Gov t’ Mule, prima e John Hiatt dopo, ad esempio, santoni del rock. Ma al
fianco delle bellissima voce creola, suoneranno musicisti straordinari: Vince
Vallicelli alla batteria, Leon Price al basso, Pippo Guarnera all’Hammond e
Nick Becattini alla chitarra.
Non c’è il benché minimo campanilismo, in quello che vi
scrivo, ma così, Nick, non ha mai suonato, o meglio, così, Nick, non ho mai
avuto il piacere di sentirlo suonare. Superati i cinquant’anni con eleganza e
disinvoltura, Nick Becattini è veramente una meravigliosa ed autentica
espressione di confusione morfologica musicale, un bianco e nero che è nato nel
blues e che ha saputo adattare la propria spiritualità sonora al rock – e ci
mancherebbe altro – ma anche al soul, al funky e al rythm and blues,
un’incessante contaminazione artistica nata dal primo viaggio fatto dal
musicista pistoiese il secolo scorso e che lo ha sistematicamente elevato fino
al trono del suo strumento: in Italia, con la chitarra, poche altre persone
riescono a parlare il suo linguaggio.
Certo, anche i fuoriclasse, per vincere, hanno bisogno di
una squadra di campioni in ogni reparto, ma quella che si esibirà domenica
sera, anzi, nel tardo pomeriggio, ad essere onesti e tassonomici, è una
corazzata musicale degna delle migliori occasioni.
Se posso permettermi il lusso di suggerirvi un investimento,
vi consiglio, spassionatamente, di ascoltarvi – comprandolo, ovviamente –, prima di venirli a vedere, il loro Cd (Leblanc), quello
che mi sono divorato e ridivorato da quando ho avuto la fortuna di poterlo
ascoltare: è come imbarcarsi su un vaporetto da un’insenatura di New Orlean e
navigare, costa costa, verso Memphis e Chicago e poi, improvvisamente, decidere
di affrontare l’Oceano Atlantico per raggiungere le coste europee; il sole
cocente che vi accompagnerà lungo la rotta schiarirà, leggermente, il black
musica della partenza per riconsegnarvelo, sano e salvo, anzi, migliore, appena
giunti a destinazione.
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[Venerdì 13 luglio 2012 - © Quarrata/news 2012]
Non te ne voglio Luigi (Amico frateno), non te ne voglio. Anche io mi sono emozionato a dismisura ascoltando il "nostro" Nick in questo progetto stupendo, con una front girl, capace di trascinare ed eccitare, come non ne sentivo da tempo.
RispondiEliminaMi sono emozionato e l'ho detto, abbracciandolo, anche a Nick.
Dopo, ovviamente, ho accompagnato sul palco i Gov't Mule e John Hiatt (grandissimi).