di Edoardo Bianchini
Una volta dicevano – con un certo
orgoglio sfacciato – La Cina è vicina (vedi). Ed erano
tutti contenti perché, in questo modo e grazie al signor Mao, il mondo intero
avrebbe potuto conoscere una nuova età dell’oro, della pulizia morale e della
definitiva soluzione di ogni problema.
Oggi la Cina è davvero vicina. Anche
troppo.
Ma la cosa più buffa è che questo – da sempre pericolosissimo – colosso
di formiche arriva ad esserci vicino, vicinissimo, adiacente o quasi
sovrapposto, proprio mentre i nostri bravi compagni comunisti, che la
Cina amavano alla follia, e alla quale riservavano la somma attenzione come a
un nuovo Messia, sono diventati apertamente (perché, di fatto, nascostamente
lo erano fin nelle viscere) superborghesi, borsisti (per non dire borsaioli
che sarebbe una verità, ma anche un’offesa) e integrati da fare quasi schifo:
insomma gente che, con i più insopportabili e sporchi capitalisti di un tempo,
si divide oggi la ricchezza d’Italia e del mondo, a seconda della posizione
geografica.
Non per nulla questo governaccio
che è già passato alla storia come il ‘macelliere di transizione’ (vi
piace il francesismo rispetto al più crudo italiano macellaio o al
romanesco macellaro?), un ‘macelliere con diritto di opzione’ al
bis – e Dio ce ne scampi! –, non ha toccato il culo caldo dei ricchi, ma le
povere mele rinsecchite dei vecchi, dei pensionati dell’Inps e no, degli
esodati, dei lavoratori con potere di acquisto diminuito da anni di disagi e di
rincari a bischero sciolto che ci porteranno a morte nel prossimo 2013:
previsione europea alla faccia di Mario-Robot che vede la luce in fondo al
tunnel (quella dell’aldilà, della defunzione, però), ma solo, forse, perché lui
s’è fatto una bella pista di quattrini con la sua qualifica di senatore a vita.
Una volta c’era un detto popolare, una
profezia del futuro. Un popolano aveva chiesto a un indovino un responso
oracolare sul mondo: «Quand’è che il mondo sarà in sovvallo?» (= andrà a gallina è più chiaro?). E la risposta era
stata: «Quando la carrozza andrà senza cavallo».
La carrozza è iniziata ad andare senza
cavallo da padre Barsanti (vedi) in poi: ed
eccoci ai risultati.
La Cina è stra-vicina e parla di lotta
alla corruzione: ma il problema, per le formiche di là, è atavico, universale
ed eterno. La corruzione, in Cina, ce l’avevano fin dall’epoca di Marco Polo,
quando il veneziano ci racconta che i governatori delle varie province fregavano
il Cublai Can e gli rubavano il rubabile, ve lo ricordate o no? Un po’ come da
noi e dall’impero romano in poi.
I compagni nostrali sono
diventati l’antimateria, con una perfetta inversione di polarità. E ora, a far
casino, ci si mettono anche i politici del loggione: i provinciali che
non vogliono essere inceneriti nei vari termovalorizzatori perché
altrimenti non sanno che fare per fare ciò che Renzi il rottamatore ha fatto
sin da quando aveva 17 anni: vivere una vita senza lavorare e a carico del
contribuente. Ma non solo Renzi: i pistoiesi conoscono anche chi, fra
funzionario di partito, Sindaco, Presidente di Regione e il resto, non s’è mai
levato la camicia bianca e la cravatta, e ha perso da sempre il vizio di
pigliare la zappa in mano anche semplicemente per piantare un cetriolo nell’orto.
I provinciali, dopo decenni di meeting sul
rispetto della legalità, per non essere mandati a casina loro senza soldini, si
presentano sul palco e minacciano di mettere all’addiaccio gli studenti di
tutta Italia. Obbràvi! Ma io spero che li mandino tutti all’Asinara ai lavori
forzati.
Ora ditemi se questo non è l’ultimo
secolo e quello che abbiamo non è un governaccio.
Lo Stato minaccia ritorsioni contro i
cittadini che non c’entrano per nulla (dato che anche le Province sono Stato – vedi),
perché questo governaccio non è stato capace di accettare (con l’accetta)
di colpo tutte le Province, contentando tutti con lo scontentarli alla pari ma con
l’uguaglianza cinese (basta & tutti a casa) e senza legare corpi di vivi a
cadaveri come si è fatto ora con le fusioni anomale delle province che hanno
fatto incazzare pisani e livornesi e simili.
Alla fine morire è il meno, cari
lettori.
Perché ci liberiamo per sempre di tutta
questa cacca di insofferibile sofferenza imposta a tutti per il bene di pochi,
non vi pare?
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Venerdì 9 novembre 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
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