Stamani inizio con un argomento leggero
e divertente – ma tutt’altro che poco serio.
Mi imbatto in Test di paternità, è
boom tra gli italiani (vedi)
e mi torna in mente il buon Platone che, in tutta la sua vecchiezza, aveva già
considerato il problema: diceva, in sintesi, che siamo tutti figli di re, anche
perché re, prìncipi e potenti, avevano, nella nostra ancestralità, gioco facile
con le femmine da cui siamo, ramo per ramo, discesi anche noi. Noi che
parliamo, noi che discutiamo dei massimi sistemi, noi che insegnamo come si
vive agli altri, ma che – direbbe Montale – altro non siamo che elementi
viventi di una ghiacciata solitudine di morti.
Leggo. Ma già sapevo di questa
possibilità, perché da anni, in America, si era scoperto che le infedeltà
arrivavano a soglie anche superiori. Intorno perfino al 30%.
Dunque siamo molto più parenti di
quanto possiamo pensare: e se un test del dna dovesse essere fatto, dovrebbero
farlo quelli che si sposano, soprattutto per evitare di scoprirsi, strada
facendo, imbarazzantemente, fratelli nel senso proprio del termine.
O forse l’espressione di fratellanza
voleva, da sempre, alludere a questo potenziale pasticcio di corna, che deve
comunque essersi verificato a partire dalla preistoria endogamica e che è
giunto fino alla storia esogamica?
Con un 20% di hijos de puta in
circolazione, anche l’Italia ha acceso un mutuo: quello del ‘quinto dello
stipendio’ sulle sue famigliole felici e sorridenti da Mulino Bianco. E, va
detto, non è che l’inizio: perché chissà quanti connazionali potrebbero
sorprendersi, se tutto il popolo si sottoponesse a un imbarazzante test della
verità.
Eppure – io credo – non sta qui il
problema, nei figli di quella ‘cessione del quinto dello stipendio’.
Ci sono, in circolazione, italiani
molto più pericolosi e uomini molto più dolorosi nella nostra storia, che non
quelli, ingenui e innocenti (tenerissimi, direi, come cuccioli abbandonati),
perché concepiti da un padre e da una madre irregolari. Soprattutto di cervello.
Penso a tutti coloro che muovono le
leve della politica e del potere: specie se buona politica e specie se buon
potere, di quello che si ammanta del titolo di legalitario. Insomma: santi,
navigatori, poeti, educatori, uomini normali e rappresentanti della fede, tutti
taumaturghi a nostro esclusivo vantaggio; tutti disinteressatamente al nostro
esclusivo servizio.
Ci penso e – come si dice – mi cadono
le braccia.
L’esercito di costoro – un’alluvione, una marea, un oceano addirittura –... pur non appartenendo affatto alla categoria del 20% degli italiani
hijos de puta di cui stiamo parlando, non sono, in verità, dei
grandissimi figli di puttana?
Edoardo Bianchini
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[Domenica 8 luglio 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
C'è quel bel pensiero spettinato di Stanislaw Lec:
RispondiElimina"La politica : corsa di cavalli di Troia"
Da incrociare magari con l'altro:
RispondiElimina"Tutti vogliono il vostro bene. Non fatevelo portar via."