sabato 11 agosto 2012

IMMERSA FRA GLI ‘ULTIMI’ E PRIMA NEL DONARSI, SUOR LORENA


di Luigi Scardigli

Vive immersa tra gli ultimi, con i quali divide e condivide la sua vita.
Ed è questo a renderla felice. Non a caso, tutti i suoi dodici fratelli, felicemente sistemati in giro per il mondo, continuano a ripeterle, da 17 anni, da quando ha deciso di farsi suora, di togliersi l’abito, sposarsi e fare come tutte le altre donne. Quasi tutte, è meglio dire, perché lei, naturalmente, preferisce altro.

Suor Lorena ha 32 anni, è salvadoregna, ma da bambina, a 15 anni, ha imboccato una strada che per molti dei suoi conoscenti è un tunnel; per lei, una strada piena di luce.
«Sono suora da 17 anni – mi racconta, dal Casale di Castel Giorgio, dove è ospite della famiglia Calabrò, papà Antonio e mamma Elisabetta, cattolici fin nel midollo, convinzione che sono riusciti a tramandare a i loro cinque figli, tutti impegnati nel sociale – e dal 2000, da quando sono state istituite, vivo nelle casa-famiglia. Lavoro e vivo in quella di Rocca di Papa, Casa-Chiara, dove mi chiamano terremoto, perché non sono proprio una suora come si può immaginare: spesso arrivo in Comunità con il motorino e con gli abiti e questa cosa, ad esempio, non è molto gradita dalle alte sfere. E poi non vedo l’ora di portarle in discoteca: chissà come la prenderanno quando lo proporrò. Pazienza. Vivo 24 ore al giorno con ragazzi e ragazze giovanissimi che sono figli e figlie di famiglie inesistenti, il più delle volte; altre, disastrose e lì, i problemi, si moltiplicano. Pochi giorni fa, ci è stata portata una bambina, Anna (il nome è di fantasia), di 4 anni, che non riesce a parlare: i suoi genitori sono due tossicodipendenti che a tutto hanno pensato fuorché ad accudirla e ai quali, l’autorità giudiziaria, ha tolto la potestà. Ora inizierà un lavoro con un logopedista e con tutto il nostro amore siamo convinti che presto, la piccola Anna, potrà crescere come tante altre bambine».

Questo amore per i bambini avresti potuto soddisfarlo diventando mamma: perché hai scelto di sottrarti a questa gioia?

«Questa cosa me l’hanno detta un sacco di persone in tutti questi anni, ad iniziare dai miei fratelli, che continuano a suggerirmi di raggiungerli, dove vivono, per poter fare una vita normale: ma io faccio, una vita normale, perché sono una mamma e lo sono tutto il giorno e tutti i giorni. Tempo fa mi furono affidati due gemellini di appena sette giorni: li ho cresciuti fino all’età di 4 anni e poi, sono stati adottati. L’amore è dare, dare e basta, perché ricevere appartiene al dare».

Ma era proprio necessario indossare l’abito da suora per svolgere questa missione?

«Sì, sono convinta che tutta questa forza sia la forza che mi offre il Signore e che io rendo ai miei prossimi: senza di Lui, non sarei in grado di affrontare tante difficoltà».

Mai avuto un dubbio, un ripensamento, un’esitazione?

«Sì, certo. È successo molte volte e molte altre capiterà ancora, per fortuna. Nel 2008, in particolare, ebbi divergenze che reputai insanabili con la mia comunità e decisi di mollare: sono stata via un anno, da uno dei miei fratelli, per la precisione, a San Diego, in California. Ma poi sono tornata: non pensare a un pentimento, ma credo che la mia strada sia quella che mi ha tracciato il Signore e io è quella che devo seguire».

Potrebbe succedere ancora, l’hai detto tu ora…

«Sì, è vero, ma è anche vero che per ora, ad esempio, in comunità ci sono sei ragazze: la piccola Anna, di 4 anni e poi altre cinque ragazze, di 13, 14, 15 e 17 anni: non ho molto tempo, né tanto meno energia per pensare alla mia vita: sono a loro disposizione e loro hanno bisogno di me».

Una ruota interminabile: poi viene qualcuno ad adottarle e sei costretta a fare la mamma a qualcun altro.

«Sembra facile, da come la metti. È facile, per modo di dire, adottare bambini molto piccoli: le cinque ragazze che vivono con noi, a Casa-Chiara, ad esempio, sono molto desiderate e ambite, ma non da famiglie per adozione».

E il tempo per pregare, riesci a trovarlo?

«Certo, è sempre il tempo di pregare. E di credere. E di sperare».

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[Sabato 11 agosto 2012 - © Quarrata/news 2012]

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